sabato, 16 Novembre, 2024
Cultura

“Il canto della terra” di Mahler saluta la primavera

Tugan Sokhiev per l'Accademia di Santa Cecilia all'Auditorium Parco della Musica

Il mese di marzo è terminato all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, con un concerto che esprime a meraviglia la simbologia e il passaggio che questo mese porta in seno: il buio cede il posto alla luce nello spazio occupato in ogni singolo giorno, così si rinforza il valore anche della speranza, della rinascita della vita, nella sua eterna rifioritura dopo il gelo invernale, che da sempre accompagnata l’uomo su questo pianeta, così stagioni e vita si rimescolano in continuazione, sulla pelle e dentro l’animo umano.

Gustav Mahler lo sapeva bene e la sua sensibilità compositiva ha trovato spesso esaltazione nella parola, attraverso la creazione di lieder (di cui ricordiamo essere Schubert il massimo esponente, con i suoi oltre 600) che hanno dato spessore e rafforzo al pensiero musicale che sottendeva le sue composizioni. “Il canto della terra” di Mahler, ne è un esempio portante. Si tratta di un ampio lavoro sinfonico, arrivato dopo le otto sinfonie già composte, che fa proprio dei lieder una grande sinfonia di ode alla terra; quasi un testamento spirituale in cui Mahler onora natura e stagioni della vita che la terra ospita nel suo eterno viaggio. Troviamo dentro le parole di questa grande opera struggimento e melancolia, tensione di luce che crede e si affievolisce, ma senza farsi tenebra mai: l’oscurità è sempre permeata da una pace di sonno in cui resta il conforto del sogno, anche d’essere vissuti.

“La canzone della sofferenza deve entrarvi nell’anima come scoppiando a ridere./ Quando la sofferenza si avvicina, il deserto copre i giardini dell’anima,/sfioriscono e muoiono la gioia e il canto./Oscura è la vita, è la morte. Azzurro eterno è il firmamento, e la terra/È destinata a lungo a stare immobile, e a rifiorire in primavera./Ma tu, uomo, ancora vivrai?/L’addio Se ne va il sole, dietro la montagna./In ogni valle scende la sera/Con le sue ombre, che tanto rinfrescano./Guarda! Come una barca d’argento, dondola/La luna sull’azzurro lago del cielo./Sento il soffio di un vento sottile/Spiare dal buio degli abeti./Il ruscello canta, pieno d’armonie, attraverso l’oscurità./I fiori impallidiscono nell’imbrunire./La terra respira, tutta pace e sonno./Ogni desiderio ora vorrebbe sognare,/gli uomini, stanchi, camminano verso casa,/per ritrovare, nel sonno, felicità.”

Questo concerto segna il ritorno sul podio ceciliano del maestro russo Tugan Sokhiev, già direttore del Teatro Bolshoi di Mosca e che, dopo aver lasciato l’incarico di Direttore musicale dell’Orchestre National du Capitole de Toulouse, ha ulterioremente intensificato le sue collaborazioni con le orchestre più blasonate, come i Berliner e i Wiener Philharmoniker, l’Orchestra del Concertgebouw di Amsterdam e le maggiori compagini statunitensi. Sokhiev ha aperto il concerto con la Sinfonia n. 104 detta “Londra” di Haydn, tra le vette creative del compositore austriaco per l’eleganza melodica dei temi, lo sviluppo e l’elaborazione dei dati tematici, per l’equilibrio nel bilanciamento di tutti i mezzi stilistici.

Ultima delle 12 sinfonie dette “londinesi”, la 104 è anche l’ultima sinfonia composta dal compositore, tra il 1794 e il 1795, in occasione del suo secondo e ultimo viaggio londinese. Anche questa scelta di accostamenti autorali, tra la prima e la seconda parte del concerto, mostra la raffinatezza di scelta e l’altissima qualità di offerta dell’accademia Nazionale di Santa Cecilia e del Direttore d’Orchestra, perché la magnificenza, la tensione all’accrescimento, che può ancora essere letta come ode alla pulsione vitale, con Haydn si espleta attraverso una sinfonia che era stata pensata proprio per esprimere una grandiosità. Abbiamo ascoltato ascoltato, quindi, due secoli che si rincorrono in crescendo, attraverso un’esecuzione orchestrale impegnativa e brillantemente assolta. Nella seconda parte del concerto il Maestro russo ha diretto, come anticipato, Il canto della terra di Gustav Mahler, sei Lieder su testi tratti dal volume Il flauto cinese, una raccolta di poesie di autori cinesi compresi tra il XII secolo a.C. e l’epoca contemporanea, parafrasate in tedesco dal poeta Hans Bethge. Il ciclo, composto nel 1908/09 – ma eseguito soltanto nel 1911, sei mesi dopo la morte di Mahler – è stato definito dall’autore una “sinfonia per voce di contralto, tenore e grande orchestra” in cui il compositore ha fuso in un unico blocco il mondo del Lied e della Sinfonia. Mahler definì il suo Canto della terra un grande “Addio”, alla gioventù, alla bellezza, all’amicizia.
Dopo che gli fu diagnosticato un disturbo cardiaco, egli presentiva che la sua vita volgeva al termine, e tutti questi Lieder sono canti della solitudine: una commovente testimonianza del compositore per la terra e per l’esistenza, per la natura estiva in fiore, in cui ogni parola messa in musica, ogni nota rispecchiano la sua anima e sono una testimonianza delle sue più intime confessioni. “Oscura è la vita, è la morte” sono i versi che risuonano tre volte nel primo Lied, “Il brindisi del dolore della terra”, in cui il tenore rende omaggio al vino che tutto fa dimenticare, mentre nell’ultimo, “L’addio”, due persone si avviano verso casa per “riapprendere nel sonno la felicità dimenticata e la giovinezza”. Protagonisti dei Lieder sono state le voci di Alice Coote, definita dal San Francisco Chronicle un “superlativo mezzosoprano britannico” e al suo debutto nella stagione sinfonica di Santa Cecilia, e dal tenore statunitense Russell Thomas, anch’egli al suo primo concerto ceciliano. Che dire di queste due voci? Una voluttà per lo spirito.
Tugan Sokhie. Il direttore russo Tugan Sokhiev – allievo del leggendario docente di direzione d’orchestra Ilya Musin al Conservatorio di San Pietroburgo – si divide tra il repertorio sinfonico e quello lirico e come direttore ospite dirige le più prestigiose orchestre del mondo: Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam, Wiener e Berliner Philharmoniker, le orchestre sinfoniche di Boston, Chicago, New York, Philadelphia, Monaco, NHK Symphony Orchestra e Deutsches Symphonie-Orchester di Berlino, di cui è stato Direttore Principale dal 2012 al 2016. Dal 2008 al 2022 è stato Direttore Musicale dell’Orchestre National du Capitole de Toulouse dirigendo numerose prime esecuzioni ed effettuando frequenti e applaudite tournée. Appassionato del repertorio lirico, dal 2014 al 2022 è stato Direttore Musicale del Teatro Bolshoi di Mosca. Nelle ultime stagioni è stato ospite del Metropolitan di New York (in tournée con l’Orchestra Mariinskij), del Festival di Aix-en- Provence e del Teatro Real di Madrid. Gli impegni di questa stagione comprendono concerti con la Filarmonica della Scala, l’Orchestra della Radio bavarese, Dresdner Staatskapelle. Inoltre tornerà a dirigere le Orchestre filarmoniche di Monaco, Vienna, Berlino, Philadelphia, Philharmonia Orchestra e l’Orchestra della Radio finlandese.
Sokhiev è interprete di una vasta discografia per le etichette Naïve, Warner Classics e Sony Classical, e nel 2020 è stato premiato con il Diapason d’Or. Ha collaborato con EuroArts per una serie di dvd, il primo dei quali – “A Flight through the Orchestra” – è dedicato alla Seconda Sinfonia di Brahms con la Deutsches Symphonie-Orchester. Per la stessa etichetta è stato registrato anche il suo concerto con i Berliner Philharmoniker del 2019 (con brani di Ravel e Prokof’ev) mentre sul podio dell’orchestra del Capitole de Toulouse ha registrato Il principe di legno di Bartók e la Prima Sinfonia di Brahms. L’ultima presenza con l’Orchestra di Santa Cecilia risale al maggio dello scorso anno.
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