venerdì, 15 Novembre, 2024
Regioni

Pmi campane resistono agli effetti economici della guerra e della pandemia

Lockdown, guerre, caro energia e costo delle materie prime hanno colpito in questi tre anni l’economia internazionale ma le PMI campane si sono rivelate più solide del previsto. È una delle tendenze principali che emerge dal Rapporto Pmi Campania 2022, realizzato dal Centro studi Piccola Industria di Confindustria Campania con il contributo dell’ Abi, promosso e presentato stamattina all’Unione industriali di Napoli da Pasquale Lampugnale, presidente regionale e vicepresidente nazionale di Piccola Industria Confindustria.

Lo studio è stato oggetto di un dibattito al quale hanno partecipato anche Giovanni Sabatini (direttore generale Abi), Emanuele Orsini (vicepresidente Confindustria per il Credito, la Finanza e il Fisco), Francesco Izzo, (Ordinario di Strategie e management dell’Innovazione del Dipartimento di Economia dell’Universita? della Campania Luigi Vanvitelli), Costanzo Jannotti Pecci (Presidente Unione industriali Napoli) e Luigi Traettino (Presidente Confindustria Campania), oltre ai vertici delle territoriali campane di Piccola Industria. A moderare l’incontro il giornalista economico Enzo Agliardi.

“Il quadro che emerge dal Rapporto Pmi Campania 2022 mostra che il settore delle imprese campane, in particolare quello delle Pmi, è stato più resiliente rispetto al contesto estremamente complesso. Dal Rapporto emerge un contributo rilevante a ridurre gli effetti del rallentamento economico. Si può trarre una valutazione positiva anche dal lato del credito i cui flussi all’economia locale sono stati superiori alla media nazionale. Per un quadro generale, particolare attenzione andrà quindi posta all’evoluzione futura dell’economia e soprattutto alla capacità prospettica di resilienza delle imprese. In questo senso, riteniamo opportuno, per consentire alle imprese di rendere il livello di debito più sostenibile, reintrodurre misure di garanzia per favorire la rinegoziazione del debito in essere su scadenze più lunghe, lasciando alle imprese maggiori risorse per far fronte all’andamento dei costi dell’energia e per realizzare gli investimenti programmati” afferma Giovanni Sabatini, Direttore generale Abi.

Il 2022 è stato un anno difficile, tanto per l’Italia e il Mezzogiorno quanto per la Campania, in particolare. La ripresa del 2021, dopo la drammatica caduta del 2020 causata dal lockdown, si è raffreddata bruscamente a causa di un cambiamento radicale dello scenario macroeconomico. Alle turbolenze del mercato energetico si sono infatti presto affiancati il drammatico conflitto in Ucraina che dura dal febbraio 2022 e la ripresa dell’inflazione, delineando quella tristemente nota metafora della “tempesta perfetta” di venti costanti e grandinate improvvise che le imprese stanno affrontando da tempo.

Lo scorso anno sì è chiuso per la Campania con un Pil a +3% rispetto al 2021, meno del 4,4% previsto a inizio 2022 e meno dell’incoraggiante +6,4% raggiunto a fine 2021 rispetto al 2020. Il raffreddamento e la crescita limitata continuano anche nelle stime per il 2023, che lasciano intravvedere una fase di recessione per la Campania (-0,5% previsto a fine 2023) con il resto d’Italia che provera? a galleggiare intorno allo zero.

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