Aumenta la fiducia e gli imprenditori credono nel capitale di rischio. Le attività di M&A che hanno registrato nel 2022 un +31% sull’anno precedente, in quello in corso sono attese in ulteriore crescita da parte di chi guida le aziende. Secondo un’indagine svolta dalla società di consulenza Livolsi & Partners S.p.A., condotta su un campione di un centinaio di interlocutori trasversali a più settori, oltre il 63% ritiene che le operazioni da parte di investitori specializzati per apportare capitali di rischio in società target aumenteranno, il 10% che saranno stabili e il 27% in diminuzione. I fondi di Private Equity vengono reputati da oltre il 39% degli interpellati come uno strumento per accelerare la crescita aziendale anche in ambito internazionale. I settori dove si considera più probabile l’azione sono Food & Beverage (20%) e IT-Tech & Software (12%), seguiti da Moda e Lusso (11%) e Farmaceutico (7%).
Come indicato nello studio “EY M&A Barometer” pubblicato nel gennaio 2023, nel corso del 2022 sono state censite 971 operazioni, +31% sull’ anno precedente, per un importo di quasi 90 MLD (+11%) di euro, realizzate da imprenditori che hanno scelto di cedere le proprie aziende a gruppi più grandi e strutturati o a fondi di Private Equity. Ne sono state interessate anche le Pmi, la base del nostro settore produttivo industriale, per un valore nel 2022 di oltre 30 MLD (+24%). Oltre un terzo delle operazioni M&A in Italia sono state condotte da fondi, non solo grandi operatori internazionali arrivati nel Belpaese per fare shopping, ma anche domestici (61% delle operazioni).
Stando alla ricerca della Livolsi & Partners S.p.A., che prevalentemente ha coinvolto consulenti, aziende, banche, fondi, studi legali, oltre il 63% degli intervistati considera che gli impieghi di Private Equity proseguiranno nel 2023, anche malgrado il perdurare di una congiuntura negativa internazionale connessa alla guerra in Ucraina, per il 10% persisteranno stabili e per il 27% caleranno. Più del 39% di coloro che rispondono valutano i fondi di Private Equity uno strumento per accelerare la crescita anche in ambito internazionale, il 33% la soluzione per risolvere il problema del passaggio generazionale e/o di dispute parentali (mancanza di eredi o non all’altezza, divergenze di opinioni tra i membri della famiglia), il 27% il modo per sopperire all’incapacità degli imprenditori nel realizzare processi di aggregazione tra imprese private di piccole e medie dimensioni. Tra i settori che si prevede saranno maggiormente interessati: Food & Beverage (20%), IT-Tech Software (12%), Moda e Lusso (11%), Farmaceutico (7%), seguiti da altri minori, quali Healthcare e Cosmetica, Servizi, Turismo, Design. Meccanica, Chimica e Cybersecurity.
“I dati emersi da questa ricerca – afferma Massimo Bersani, managing partner di Livolsi & Partners S.p.A. – non fanno che confermare la nostra scelta di operare a fianco degli imprenditori per preparare le aziende a processi di crescita attraverso integrazioni anche mediante l’ingresso nel capitale di investitori istituzionali, adeguando la struttura organizzativa e accompagnandole in ambito internazionale.”
“Questo lavoro – dichiara Ubaldo Livolsi, presidente di Livolsi & Partners S.p.A. – dimostra che le nostre aziende sono fiduciose nel futuro malgrado la congiuntura, sanno prendersi le proprie responsabilità e sempre più conoscono le opportunità e i vantaggi della cosiddetta finanza alternativa alle banche, a partire dal private equity e venture capital, come le forme di finanziamento in debito (minibond, crowdfunding, invoice trading, direct lending) o la quotazione in borsa su listini specifici per le Pmi, come Euronext Growth Milano. È però fondamentale che il Governo assecondi tale tendenza favorendo una maggiore diffusione di queste pratiche con nuovi strumenti normativi, informativi e agevolazioni fiscali.”