È stata presentata la prima bozza del nuovo piano sociosanitario della Liguria 2023-2025 approvato nei giorni scorsi dalla giunta. Tra le novità la riduzione dei punti nascita secondo i parametri stabiliti dal ministero, l’integrazione funzionale tra le Asl e gli tra ospedali per migliorare l’efficienza a parità di costi e di personale e accorpamento delle centrali del 112 e del 118.
Il piano passa ora al vaglio del ministero della Salute che ha 30 giorni di tempo per formulare la propria valutazione. Successivamente il piano tornerà per una nuova approvazione in giunta per poi passare alla discussione del Consiglio Regionale previa trattazione nella commissione competente. Nel frattempo l’assessore alla Sanità sarà a disposizione per presentare il piano in sede di Conferenza dei sindaci in ogni Asl, affiancando il contributo dell’assessorato alla concertazione e alla cooperazione tra l’azienda sanitaria locale, gli enti locali e le organizzazioni sindacali. In quella sede saranno trattate le tematiche sanitarie che coinvolgono Comuni e aziende sanitarie locali con particolare attenzione alle peculiarità ed esigenze dei territori.
Il nodo cruciale resta la carenza di personale. “Sono preoccupato non tanto per l’aspetto economico, quanto per la possibilità di trovarlo – osserva l’assessore alla Sanità Angelo Gratarola. Stanno iniziando a calare specialità che fino a qualche anno fa erano addirittura ipertrofiche, come ginecologi e pediatri. In una fase storica come questa, in cui la carenza di personale è un problema nazionale, mettere a fattor comune alcune risorse significa garantire gli stessi livelli di cura con un numero minore di personale, visto che non lo troviamo”. E sul tema interviene anche il presidente ligure Giovanni Toti: “Tutti i piani delle Regioni dovranno essere integrati da poderose riforme governative circa la possibilità di usare infermieri dall’estero, incentivare le vocazioni oggi molto scarse su alcune specialità. Ora tocca al Governo modificare l’assetto di sistema”. I punti nascita saranno 9, nel rispetto degli standard ministeriali che garantiscono risultati e sicurezza ottimali per donna e bambino. Quattro saranno a Genova: San Martino e Gaslini, a valenza regionale, più Galliera e Villa Scassi che sarà supportato dall’Evangelico di Voltri nelle funzioni ginecologiche. Due punti nascita saranno in Asl 2 (Savona e Pietra Ligure), uno in Asl 4 (Lavagna), uno in Asl 5 (Sarzana), uno in Asl 1 (attualmente a Imperia in attesa di un possibile trasferimento a Sanremo).
Il sistema dei pronto soccorso viene articolato secondo due modelli organizzativi, uno costiero e uno per l’entroterra. I Dea di secondo livello saranno a Pietra Ligure, al San Martino e al Gaslini di Genova. I Dea di primo livello sono a Sanremo, Savona, a Genova (Villa Scassi e Galliera), a Lavagna e alla Spezia. Le centrali 112-118 passeranno da cinque a tre: una a Genova, una nel Ponente e una a Levante, queste ultime con sede ancora da definire. “La Spezia non è adatta per accogliere la centrale di Lavagna e viceversa, così come Imperia e Savona. Saranno i direttori generali delle Asl a trovare la collocazione migliore”, precisa l’assessore Gratarola. In Liguria ci saranno 11 ospedali di comunità, 32 case di comunità, di cui 30 finanziate dal Pnrr, e 16 centrali operative territoriali. È prevista l”attivazione del numero unico 116117 per le cure mediche non urgenti. Inoltre, saranno attivate sul territorio regionale le ambulanze con infermiere a bordo (mezzi di soccorso avanzato di base, in gergo India), coordinate dal medico di centrale o dal medico dell’automedica con copertura 12h e festivi.