La vittoria alle primarie del Pd Elly Schlein, ritenuta da tutti inaspettata, sollecita alcune considerazioni a caldo.
Innanzi tutto, i maggiori consensi la nuova leader del Partito democratico li ha trovati nel centro-nord del Paese ed ella ha vinto contro il parere degli iscritti al partito e nonostante avesse preso la tessera per candidarsi alla segreteria. Da ultimo, probabilmente, non va sottovalutata la ripresa di formazioni politiche di contestazione del sistema, primo fra tutti tra di essi, del movimento degli anarchici.
Tenuto conto di tali dati di fatto, quali considerazioni sollecita, dunque, tale vicenda? Non si va lontano dal vero, se si afferma che l’elezione del nuovo segretario rappresenta, per tanti versi , un ritorno al passato o, dir che si voglia, un ritorno alle vecchie strategie politiche del Pci.
Il Pd negli ultimi tempi è sembrato ai più incapace di elaborare una compiuta strategia politica, con la conseguenza che esso è stato esposto ad un continuo logoramento dai partiti che, sia pure a diverso titolo, hanno assunto una vocazione populista.
In particolare, il M5S, che sembrava avviato verso un inarrestabile declino, aveva drenato a proprio favore consensi, che una volta coagulava il Pd, proprio grazie all’adozione di strategie politiche dal vago sapore populista.
Adesso, con la nuova segreteria, il partito si avvia ad assumere una più accentuata fisionomia di sinistra E’ prevedibile, dunque, che tutto questo comporterà un ritorno alle strategie politiche del vecchio Pci. E’ agevole prevedere, dunque, un ritorno alla vecchia insofferenza verso le formazioni politiche, che sono in grado di coagulare il voto degli scontenti (una volta si sarebbe detto dei partiti che si collocavano alla sinistra del Pci). Prevedibilmente, si assisterà, dunque, all’elaborazione di strategie politiche, volte a collegare il Pd alle classi dei meno abbienti e, pertanto, all’abbandono di una certa vocazione salottiera ed alla abolizioni di un sistema correntizio .
Tuttavia, la fisionomia del partito dovrebbe conservare una sua autonomia, visto che, ad esempio, in politica estera esso dovrebbe assumere una posizione di autonomia rispetto a quella delle forze politiche, che si vorrebbe logorare.