Medicina d’urgenza, anestesia, patologia e biochimica clinica le specialità in caduta libera. Parliamo di 6 mila medici in fuga dalle scuole di specializzazione. Un danno per la sanità pubblica, per l’organizzazione del lavoro che diventa sempre più difficile per chi rimane in corsia e a rischio per i pazienti.
Gravi ripercussioni sul sistema
“Il segnale giunge chiaro e forte, corroborato dai numeri: la medicina sta diventando un affare selettivo”, fa presente Pierino Di Silverio, segretario nazionale dell’Anaao Assomed, “in cui le specialità più colpite e sotto pressione durante la pandemia da Covid-19, le specialità gravate da maggiori oneri e minori onori sono in caduta libera, non hanno più appeal”. “Non è un problema di medici, ma di medici specialisti”, puntualizza il leader dell’Associazione medici e dirigenti, “ed è un problema che avrà ripercussioni inevitabili sul futuro di un sistema di cure sempre più in crisi”.
Il distacco dagli ospedali
La fuga dalle specializzazioni vede protagoniste Lombardia, Veneto e Lazio. Sono le regioni in testa nel registrare le percentuali più elevate di contratti totali non assegnati e abbandonati. “Medicina d’urgenza, anestesia e patologia e biochimica clinica le specialità in caduta libera”, prosegue Di Silverio. Ma per comprendere la crisi bisogna entrare di come si orientata la scelta dei futuri medici specialisti italiani? Dalla rilevazione Anaao Assomed e settore “Anaao Giovani” risulta una cospicua e pressochè “completa adesione a quelle scuole di specialità in cui l’attività privata e ambulatoriale rientra tra gli sbocchi lavorativi”, rivela l’Anaao, “mentre vengono abbandonate o neppure prese in considerazione quelle prettamente ‘ospedaliere e pubbliche’ che sono state protagoniste nella lotta pandemica, prima tra tutte la medicina d’emergenza urgenza, con 61% dei contratti statali non assegnati e abbandonati”.
Contratti abbandonati
L’Associazione dei medici e dirigenti entra nel merito tecnico e burocratico per comprendere le difficoltà. “È stata analizzata l’effettiva fruizione da parte dei giovani medici dei 30.452 contratti statali banditi negli ultimi due concorsi di specializzazione (2021 e 2022)”, spiega il leader dell’Anaao, “Per ‘contratti non assegnati’ si intende un contratto che in sede concorsuale non è stato assegnato a nessun medico perché nessuno l’ha scelto. Per ‘contratti abbandonati’ si intende un contratto che è stato assegnato ma il medico assegnatario ha riprovato il concorso l’anno successivo e ha cambiato specializzazione tramite una nuova assegnazione”.
Male l’organizzazione dei servizi
Non vi è una sostanziale differenza percentuale tra le varie regioni italiane, con una percentuale globale intra-regionale. “Nel constatare che 1 specializzando su 5 (19% dei contratti) non viene assegnato o viene perso durante il percorso di specializzazione”, spiega Di Silverio, “attesta la sostanziale e ormai cronica programmazione alterata e dicotomica che si ripercuote sull’attuale erogazione non ottimale dei servizi sanitari”.
Il 20% contratti non assegnati
Dai calcoli fatti con la suddivisione dell’entità dei contratti non assegnati o abbandonati suddivisa per regioni italiane, osserva l’Anaao “risulta che l’entità totale dei contratti dispersi è compresa tra l’11 e il 36% con una mediana del 20%”. Analizzando l’entità dei contratti non assegnati, ad eccezione della Regione Sicilia (3%), tutte le regioni italiane hanno una pressoché identità percentuale di contratti non assegnati, con una forchetta tra il 7% e il 22% e con il Friuli Venezia Giulia in cui vi è quasi un contratto su tre (29%) non assegnato.
Gli specialisti mancanti
I dati dell’entità dei contratti non assegnati e/o abbandonati suddivisa per specializzazione sono significativi oltre che allarmanti. “È interessante constatare che tutte le branche che sono state le più sollecitate durante la pandemia da Sard-CoV-2 presentano la maggiore entità di contratti non assegnati e abbandonati”, spiega Di Silverio, “la medicina d’emergenza-urgenza avrà 1144 specialisti in meno rispetto ai 1884 contratti stanziati (60,7%), Microbiologia 191 in meno rispetto a 244 (78,3%), Patologia Clinica e Biochimica Clinica 389 in meno rispetto a 554 (70,2%)”.
Vince chirurgia plastica
Il rovescio della medaglia è che di contro, “vi è la totale fruizione di contratti di specializzazione afferenti alla Chirurgia plastica e Ricostruttiva, Oftalmologia, malattie dell’Apparato cardiovascolare”.
“L’assenza di programmazione e l’assenza di investimenti sul professionista produce effetti devastanti rischiando di desertificate alcune branche ed essere in deficit in altre”, commenta il segretario nazionale Anaao Assomed, “Un risultato che dovrebbe far comprendere quanto sia urgente investire sui professionisti e per rendere appetibile una professione che oggi non affascina più. Il medico ha perso la sua identità sociale ancor prima che professionale relegato a mero prestatore di opera alla stregua di un venditore di prodotto, il Paziente si è trasformato in un cliente.
Retribuzioni e prospettive reali
“Occorre un cambio immediato di passo e di paradigma con investimenti extracontrattuali e legislativi che riconsegnino la sanità ai professionisti”, propone Pierino Di Silverio, “Retribuzioni adeguate, depenalizzazione dell’atto medico, aumento delle assunzioni ed eliminazione del tetto di spesa al personale che agisce ancora oggi come una tagliola su regioni e aziende foraggiando il lavoro a cottimo.
Occorre integrare e dare ruolo agli specializzandi, vera forza propulsiva di un sistema vecchio e stanco. Accoglierli negli ospedali con un vero contratto”, conclude il segretario dell’Associazione medici e dirigenti, “con diritti e doveri precisi e chiari, al fine di permettere loro una formazione adeguata e prospettive professionali reali, è l’unica strada, la strada maestra.
Continueremo a batterci perché questo avvenga, con tutte le forze in tutti i modi”.