L’inflazione core negli Usa, venerdì scorso ha scoraggiato i mercati con il suo +4,7% a gennaio, oltre lil previsto +4,3%. Il Nasdaq ha aperto in rosso del 2%, il Ftse Mib ha virato al ribasso e chiuso a -1%. I prezzi, negli Stati Uniti ma anche in Europa, restano un problema difficile da risolvere a breve. La curva swap che monitora le attese dei mercati sulle banche centrali vede i tassi in Eurozona al 3,6% in autunno e al 5,35% negli Usa. Sarà così?
Recessione? L’autorevole opinione di Ken Fisher
Ken Fisher , sul Sole 24Ore, sottolinea che nei suoi 50 anni di esperienza nella gestione finanziaria ha osservato che le recessioni sono sempre stati eventi inattesi, come confermato , se servisse, da un sondaggio di PwC della fine dello scorso anno, dal quale è emerso che il 63% dei Ceo italiani prevedeva una contrazione economica nel 2023, come evidenziato anche da Ernst &Young, secondo il cui rilevamento il 98% dei Ceo a livello globale si aspetta una recessione. Attese che storicamente non ci sono state prima delle precedenti recessioni.
Sempre Fisher prosegue la sua analisi sottolineando che il Ftse Mib è salito dai minimi di marzo 2020, mentre il Pil del secondo trimestre 2020 è sprofondato a -12,1% (trimestre su trimestre), o come nella crisi del debito dell’Eurozona nel 2010, il MIB ha raggiunto il minimo il 24 luglio 2012, mentre il Pil italiano non è cresciuto fino al terzo trimestre 2013. Conclude lo studioso che le aziende hanno avuto mesi per prepararsi, il che promette bene per i rendimenti del 2023.
Segnali incoraggianti in Europa, tra falchi e colombe
Il 2022 è stato l’anno della guerra in Ucraina ed anche uno degli anni più difficili dell’ultimo ventennio sui mercati. Ma a 12 mesi da quella data le borse europee hanno mostrato una grande voglia di ripresa: con dati aggiornati al 22 febbraio, il Ftse Mib ha registrato un +14,63%; il CAC 40 un +12,11% .
A febbraio l’indice Pmi composito dell’Eurozona è cresciuto oltre le attese da 50,3 a 52,3 punti, raggiungendo così il livello più elevato dallo scorso settembre e confermando ciò che si sta via via delineando da qualche settimana a questa parte: le prospettive di crescita appaiono sempre meno negative e i paventati rischi di recessione stanno diminuendo, almeno nel breve termine.
Intanto il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, afferma che “La Bce alzerà i tassi nella misura necessaria ad assicurare un ritorno dell’inflazione: “non possiamo indicare adesso quale sarà il tasso finale, se il 3,5%, il 3,25% o il 3,75%, perché dipende davvero dai dati”, e continua “Il nostro obiettivo è tornare a un’inflazione del 2% nel medio termine. Se dobbiamo essere più restrittivi, saremo più restrittivi”. Visco ha anche definito “necessaria” la “graduale riduzione” dei bond in portafoglio che inizia a marzo.
Il Governatore della Banca di Francia, François Villeroy de Galhau, aveva dichiarato appena una settimana fa che i tassi BCE avrebbero raggiunto il picco a settembre e che a quel livello sarebbero rimasti “per almeno un anno”, al fine di centrare il target d’inflazione.
Tra attese e realtà, si prospetta un 2023 ricco di possibilità, da tutti i punti di vista.