sabato, 23 Novembre, 2024
Sanità

Da Consiglio di Stato e Cassazione uno spiraglio per l’Ospedale San Giacomo di Roma

Due decisioni, a distanza di circa due anni – la sentenza n. 2802/2021, pubblicata il 7 aprile 2021, del Consiglio di Stato e la recentissima ordinanza n. 4386 del 13 febbraio scorso delle due Sezioni unite della
Corte di Cassazione – hanno dato ragione alla Signora Maria Oliva Salviati, in proprio e nella qualità di erede del Cardinal Antonio Maria Salviati, il benefattore che si distinse nel 1593 in quanto riedificò la grande struttura, la dotò di un fondo patrimoniale destinato alla sua autonomia e la diede alla città con il vincolo perpetuo di destinazione d’uso di ospedale per la cura dei malati.

La battaglia legale inizia subito dopo la chiusura dell’Ospedale disposta dalla Giunta Regionale del Lazio nel 2008 a seguito dell’approvazione della legge regionale n. 14/2008 avente per oggetto: “Assestamento del bilancio annuale e pluriennale 2008-2010 della Regione Lazio” in base al quale provvedimento il Commissario ad acta, nominato per l’attuazione del piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario regionale, emanò il decreto n. U008 del 3 settembre 2008, disponendo la cessazione, alla data del 31 ottobre 2008, dell’attività sanitaria dell’Ospedale San Giacomo in Roma e, nel contempo, l’attivazione di un punto di prima assistenza nei locali di pertinenza dell’ASL RMA, destinando le risorse umane, strumentali e finanziarie in dotazione all’ospedale al potenziamento delle strutture carenti nell’ambito della medesima ASL.

Nelle motivazioni della Corte di Cassazione si afferma, tra l’altro (…) “in armonia a quanto già affermato dal Consiglio di Stato e cioè che il Commissario ad acta non avrebbe valutato le eventuali misure che ne
avrebbero consentito il mantenimento, coerentemente anche al vincolo di destinazione e agli stessi obiettivi di contenimento del deficit previsto dalla legge di bilancio” che ne obbligò la chiusura. L’Ospedale San Giacomo, situato nel cuore di Roma ed esattamente in Via del Corso, n. 499, adiacente alla Chiesa di San Giacomo in Augusta, prima della chiusura, aveva operato ininterrottamente per circa 670 anni, dal 1339,
quando venne all’epoca requisito e come bene inalienabile, ristrutturato e adibito solo per gli incurabili, in quel periodo numerosi non solo a Roma.

In particolare, la Suprema Corte ricalca quanto già affermato dal Consiglio di Stato e cioè (…) “rilevato che la ricorrente aveva un interesse qualificato a che l’Ospedale San Giacomo fosse utilizzato come tale, nel rispetto della volontà del proprio avo Cardinal Antonio Maria Salviati che, sin dal 1593 aveva impresso un vincolo di destinazione a detta attività dell’immobile ad esso adibito, in virtù di donazione modale in favore della Confraternita di San Giacomo degli Incurabili ed al Collegio Salviati, osservò che la lettera e la ratio dell’art. 1, comma 66 della citata legge regionale n.14/2008 ne richiedessero la doverosa interpretazione alla luce delle disposizioni del piano di rientro che – richiedendo la razionalizzazione dell’attività ospedaliera
e la riduzione dei posti letto al fine di ricondurre l’ospedale ad un’attenta gestione efficiente e compatibile con gli obiettivi di risanamento finanziario regionale – non vincolavano neppure il Commissario alla dismissione dell’attività sanitaria ospedaliera negli immobili ove aveva sede l’Ospedale San Giacomo.”

La Corte di Cassazione, chiamata a decidere, infine, conclude rigettando il ricorso della Regione Lazio affermando, tra l’altro, che: “Il Consiglio di Stato non ha esaminato la donazione modale del 1593 come
fonte negoziale attributiva di diritti soggettivi, ma si è limitato a richiamarla ai fini della valutazione della sussistenza della legittimazione alla proposizione dell’impugnazione da parte della Salviati quale erede discendente dell’omonimo Cardinale, al quale si deve il lascito dell’immobile da destinare all’esercizio di attività ospedaliera e ad evidenziare che di detto vincolo di destinazione doveva tenersi conto come limite all’esercizio della discrezionalità amministrativa”.

“La sentenza impugnata è rimasta nell’ambito dell’annullamento dell’atto amministrativo e si è limitata a rilevarne l’irrazionalità e/o l’arbitrarietà”.

“Il Consiglio di Stato non ha invaso la sfera di merito riservata all’autorità amministrativa”.

È sicuramente ancora presto capire se sarà riaperto come struttura sanitaria, ma una cosa è certa e cioè che il neo Presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, eletto proprio mentre la Corte di Cassazione ne legittimava l’apertura, ha continuamente affermato in campagna elettorale, in ogni dove, che ha, in sintesi, particolarmente a cuore la sanità e che è propenso, agli inizi, a non conferire delega alcuna, probabilmente per la sua specifica esperienza maturata come Commissario straordinario dell’Ospedale Sant’Andrea prima e, successivamente, per oltre un decennio, fino alla sua candidatura alla Regione, Presidente della Croce Rossa Italiana e internazionale.

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