lunedì, 16 Dicembre, 2024
Economia

Coldiretti: latte, crisi nazionale di un settore per le fake news. L’Associazione: danni enormi da falsità diffuse in rete

Come notizie incerte, di parte, o addirittura false possano minare la credibilità di un prodotto che è alla base della produzione agricola Italiana. Un attacco che ha provocato danni economici notevoli ad un settore che ora rischia il tracollo finanziario e occupazionale.

Si tratta del latte che per la Coldiretti è al centro di attacchi concentrici, per favorire altri prodotti che non solo non hanno le stesse caratteriste ma hanno etichette che possono fuorviare il consumatore. “Sul latte troppe notizie false creano problemi ai produttori e utenti”, taglia corto la Coldiretti che ora ha deciso di prendere provvedimenti su quello che definisce delle Fake news seriali che hanno portato ad un calo del consumo del latte del 2.1%, il che significa margini di guadagno bassissimi in un settore già in crisi.

“Il latte fresco”, racconta la Coldiretti, “rischia di pagare un conto pesante alla diffusione delle fake news contro l’alimento tradizionale più salutare della colazione tricolore”. L’Associazione dei coltivatori è scesa in campo dopo aver visionato i dati Ismea relativi al terzo trimestre del 2019 in relazione alla bancarotta di Borden Dairy, il secondo produttore di latte Usa con 163 anni di storia e un fatturato di 1,18 miliardi di dollari affossato dalle fake news dopo che a novembre Dean Foods, numero uno del settore negli Stati Uniti, aveva presentato istanza di fallimento. Ogni anno si producono in Italia 11 milioni di tonnellate di latte di mucca, 500 mila tonnellate di latte di pecora, oltre 200 mila di latte di bufala e 60 mila di latte caprino ma nonostante la piramide alimentare preveda un consumo di 2-3 porzioni al giorno, si registra una flessione nei consumi dovuta al calo della natalità e alla diffusione di stili alimentari alternativi, ma non solo. “Anche in Italia infatti gli acquisti di latte sono influenzati negativamente dalle fake news”, sottolinea la Coldiretti, “diffuse in rete secondo le quali il latte sarebbe dannoso perché è un alimento destinato all’accrescimento di cui solo l’uomo, tra gli animali, si ciba per tutta la vita. In realtà il latte di mucca, capra o pecora rientra da migliaia di anni nella dieta umana, al punto che il genoma si è modificato per consentire anche in età adulta la produzione dell’enzima deputato a scindere il lattosio, lo zucchero del latte”. Per l’Associazione dei coltivatori le notizie sulla presunta inidoneità del latte nella dieta di tutti i giorni deriva da studi cinesi che non avrebbero però basi scientifiche.

“Il filone di pensiero che ritiene opportuno bandire i latticini dall’alimentazione poggia”, spiega la Coldiretti, “sul China Study, un’indagine epidemiologica svolta a partire dal 1983 in Cina, i cui risultati sono stati ritenuti inattendibili dalla comunità scientifica e dall’’Airc, l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro.

Un altro grande falso che si può trovare in rete è che con il latte si ingeriscono sostanze inquinanti e ormoni mentre latte, yogurt, formaggi e burro sono assolutamente sicuri e salubri perché soggetti a rigidi controlli e l’uso di ormoni è vietato in Italia e in tutta Europa”. Nell’elencazione di notizie false la Coldiretti cita anche quella relativa alla ipotesi, non confermata, che il latte provocherebbe una fragilità delle ossa e quindi dannosa proprio alle categorie di bimbi e anziani, che erano i maggiori consumatori. “Come è altrettanto falsa”, attacca lav Coldiretti, “l’informazione che il consumo di latte aumenti il rischio di osteoporosi “rubando” calcio allo scheletro infatti proprio i prodotti lattiero caseari sono una fonte privilegiata di calcio, sia per la notevole quantità presente che, soprattutto, per la sua “biodisponibilità”. La Coldiretti non risparmia nei toni chi contesta la salubrità del latte definendo “falsari” quanti hanno posto dubbi.

“I falsari dell’informazione”, aggiunge polemica la Coldiretti, “sostengono poi che il latte sarebbe nemico del cuore e delle arterie mentre proprio il suo consumo influisce positivamente su ipertensione e diabete”.
Altra questione che ha una elevata incidenza economica e che progressivamente ha eroso il consumo del latte, è la produzione e vendita di bevante vegetali, che però hanno una grande eco di notizie positive che però per la Coldiretti sono esagerate. “In Italia sono circa 12 milioni le persone che usano bevande vegetali per un consumo sotto gli 85 milioni di litri all’anno”, stima la Coldiretti su dati Iri, “la soia rappresenta da sola circa il 48 per cento del mercato mentre il resto riguarda preparati a base di riso, mandorla, avena, cocco e farro. Questi prodotti”, osserva con puntiglio la Coldiretti, “hanno il colore e la consistenza del latte, ma non ne hanno le caratteristiche nutrizionali e organolettiche”. Che le bevande vegetali stiano mettendo in crisi il latte ormai è un fatto su cui la Coldiretti è decisa a verificare le motivazioni economiche, di propaganda e, soprattutto, di qualità e benessere. “In commercio ce ne sono di diversi tipi e nel 2016 sono entrati ufficialmente nel paniere dei consumi Istat. Si tratta però di bevande che non hanno gli stessi elementi nutrizionali del vero latte”, ricorda ancora la Coldiretti, “se quella a base di riso si caratterizza per un apporto di zuccheri eccessivo, quella di soia non ha lo stesso livello di proteine del latte animale. Inoltre ci sono delle differenze anche in termini di micro-nutrienti, come vitamina D e ferro”. Nel giugno del 2017, inoltre, la Corte di Giustizia europea si è pronunciata sul fatto che “i prodotti puramente vegetali (fa eccezione solo il latte di mandorla), non possono, in linea di principio, essere commercializzati con denominazioni, come ‘latte’, ‘crema di latte’ o ‘panna’, ‘burro’, ‘formaggio’ e ‘yogurt’, che il diritto dell’Unione riserva ai prodotti di origine animale” anche se “tali denominazioni siano completate da indicazioni esplicative o descrittive che indicano l’origine vegetale del prodotto in questione”.

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