La pandemia ha costretto molti giovani a rispettare le restrizioni imposte dal Governo e nel tempo l’assenza dei contatti con le persone ha generato una vera e propria dipendenza dai social network.
“Se prima i dati epidemiologici registravano un eccesso dell’uso dei social all’età di 14-15 anni, già da 8 o 9 anni questa situazione è precipitata durante la pandemia”, ha affermato neurologa e psicoterapeuta Marinella Ruggeri. Dipendenza da social ma non solo. Infatti, le tante ore trascorse davanti a Instagram, Facebook o TikTok possono causare nella mente dei ragazzi l’incapacità di distinguere tra realtà e finzione.
“Ci si addentra, senza neanche rendersi conto più di tanto, in realtà, quelle virtuali, che sembrano reali sviluppando dei percorsi che non sempre sono sani. I rischi dei social sono legati al fatto che l’identità virtuale può essere ben altro rispetto all’identità reale”, ha detto Francesca Picone, psichiatra UOC Dipendenze patologiche dell’Asp di Palermo. “Molto spesso noi stessi non siamo consapevoli di quanto tempo passiamo su un social o su uno smartphone”.
Lo psicologo Roberto Gambino, invece, ha fatto riferimento alle app che permettono di sapere per quanto tempo è stato usato lo smartphone in una settimana. “C’è un monitoraggio che noi stessi possiamo fare e possiamo farlo anche sui nostri ragazzi, bambini e figli per renderli consapevoli rispetto a questo problema della quantità”, ha sottolineato Roberto Gambino, psicologo, referente dell’Asp di Palermo per il progetto ‘Stop Phone’, che ha lo scopo di promuovere un corretto e consapevole uso ei telefonini cellulari.