mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Agroalimentare

Il manifesto “Agricolture al centro” per rilanciare il settore in Italia

Rilanciare la centralità economica, ambientale e sociale delle tante agricolture diffuse sui territori del nostro Paese. E’ questo l’obiettivo del manifesto lanciato Cia-Agricoltori Italiani alla sua IX Conferenza Economica, in corso oggi e domani al Palazzo dei Congressi di Roma. La confederazione ha proposto all’interno del documento alcune misure per promuovere e valorizzare l’agricoltura italiana come la legge sul giusto prezzo agricolo lungo la filiera al piano di insediamento abitativo nelle aree rurali, la sperimentazione in campo aperto delle nuove tecniche genomiche e l’ora di educazione alimentare nelle scuole.

“Dopo anni di disinteresse, la politica si è finalmente accorta del ruolo strategico dell’agricoltura. Ci è voluta una pandemia globale, una guerra e una crisi energetica per mettere tutti d’accordo sull’importanza del settore, che però ora merita interventi strutturali, risorse adeguate e tempi certi per fare davvero la differenza”, ha dichiarato il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, in apertura dei lavori. “Riportare le ‘Agricolture al Centro’, come recita lo slogan della nostra Conferenza vuol dire unire le forze e fare presto e bene, a partire dagli 8 miliardi del PNRR riservati al comparto, investendo su innovazione e ricerca per ottimizzare le produzioni della logistica e dei trasporti, per connettere aree e mercati, per inserire nuove agroenergie al fine di ridurre la dipendenza dall’estero e incentivare la transizione green, per valorizzare la cultura del Made in Italy e per difendere la qualità e la tipicità dell’agroalimentare tricolore contro falsi, etichette fuorvianti e cibo sintetico”, ha spiegato Fini.

Tutti punti che trovano largo spazio nel Manifesto di Cia, presentato in Conferenza Economica davanti ai ministri Francesco Lollobrigida, Antonio Tajani, Raffaele Fitto, al viceministro Maurizio Leo, al commissario Ue Janusz Wojciechowski e a 600 imprenditori agricoli associati provenienti da tutta Italia. Un documento programmatico che mette nero su bianco emergenze e proposte, richiamando all’azione il Governo, per definire insieme un nuovo grande progetto di Sistema Paese con l’agricoltura protagonista, basato su quattro ambiti: rapporti di filiera e di mercato; servizi infrastrutture e aree rurali; clima energia e ambiente; orizzonte Europa.

A supporto, per Cia, lo studio ad hoc di Nomisma “Le nuove sfide per l’agricoltura italiana”, illustrato dal responsabile per l’agroalimentare Denis Pantini. Lo studio ritrae un’Italia in crisi e più preoccupata della media Ue per inflazione, povertà e guerra, con il 51% dei cittadini in difficoltà economiche contro il 45% del resto d’Europa. Cambiano così i consumi alimentari per l’84% dei cittadini, con lo stop al superfluo per il 46% e solo il 22% che non rinuncia alla qualità. Volano, quindi, i discount, il cui valore cresce del 12% annuo. Tra le nuove tendenze, quello dei novel food, con la produzione di insetti per alimenti in Ue in crescita di 180 volte dal 2019 al 2025, passando da 500 a 90.000 tonnellate, e le derive più pericolose dei cibi sintetici. Gli investimenti globali sulla carne in vitro, ad esempio, aumentano vertiginosamente da 6 milioni di dollari del 2016 a 1,3 miliardi attuali.

Dati Nomisma alla mano, c’è poi un’Italia agricola che si distingue in Europa per le attività connesse, come agriturismi, fattorie sociali e didattiche, agroenergie. Valgono 5,3 miliardi e incidono sulla produzione nazionale per oltre il 10% contro una media Ue di appena il 4%. Pesa, invece, il gap cronico di servizi e infrastrutture tra città e aree interne, dove sale al 28% il rischio di esclusione sociale ed è maggiore l’incidenza di NEETs (giovani che non hanno impiego, non studiano e non si formano): 22% in Italia rispetto al 15% della media comunitaria. L’agricoltura, essenziale per queste aree, paga per prima sia i ritardi infrastrutturali che quelli digitali, con la penisola ancora al 18° posto in Ue, dietro anche a Slovenia, Lituania e Lettonia.

Ma l’Italia dei campi è anche tra i Paesi più in corsa per il Green Deal: ha già avviato il percorso di riduzione dei fitofarmaci (-38%), impiega per il 45% i prodotti ammessi nel bio e può centrare il target del 25% di superfici biologiche, con 2,2 milioni di ettari già convertiti e uno scarto da colmare di 900 mila ettari entro il 2030. Il Paese, che sconta fortemente gli effetti del conflitto con il caro-energia, sta progressivamente diversificando le sue fonti di approvvigionamento, riducendo l’import di gas dalla Russia dal 40% del 2021 al 19% del 2022, grazie pure alla quota del 20% di rinnovabili, in cui conquistano posizioni biomasse e agrovoltaico. “Tra punti distintivi e punti critici, il report di Nomisma fotografa tutte le potenzialità del comparto. Ora dimostriamo insieme, con governo, organizzazioni produttive e cittadini, che possiamo costruire una nuova visione di Paese, capace di pensarsi davvero e, prima di tutto, a trazione agricola e agroalimentare”, ha concluso il presidente della Cia.

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