Febbraio si apre per il commercio con una piccola buona notizia. I dati analizzati dal Centro studi della Confcommercio indicano che l’inflazione rallenta. “Prosegue con molta più intensità rispetto la
“frenata” dell’inflazione, calcola la Confederazione, “L’indice nazionale dei prezzi al consumo, secondo i dati preliminari dell’Istat registra infatti un aumento dello 0,2% su base mensile e del 10,1% su base annua (a dicembre era +11,6%)”. Una discesa che però non fa esultare la Confederazione che ricorda come l’economia non dia segnali
di crescita.
In calo gli energetici
“Un rallentamento che si spiega in primo luogo per l’inversione di tendenza dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (da +70,2% a -10,9%) e, in misura minore, di quelli degli Energetici non regolamentati (da +63,3% a +59,6%), degli Alimentari non lavorati (da +9,5% a +8%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della
persona (da +6,2% a +5,5%). In controtendenza i prezzi dei Beni alimentari lavorati (da +14,9% a +15,2%), dei Beni non durevoli (da +6,1% a +6,8%) e dei Servizi relativi all’abitazione (da +2,1% a +3,2%).
La Confcommercio annota come la “inflazione di fondo”, quella al netto degli energetici e degli alimentari freschi, “sale da +5,8% a +6%, mentre quella al netto dei soli beni energetici rimane stabile a +6,2%”.
La discesa dei prezzi
Dopo quelle riguardanti la dinamica dell’economia, ulteriori buone notizie giungono dal versante dell’inflazione. “L’anno si apre con una crescita dei prezzi inferiore alle attese grazie a una forte riduzione dei prezzi dei beni energetici regolamentati, e con un tendenziale che risulta compresso a poco più del 10%”, puntualizza la Confederazione, “Nel confronto internazionale, l’indice armonizzato scende nell’euroarea di quattro decimi di punto, in Italia dell’1,3%, a conferma, se ce ne fosse bisogno, di un sistema produttivo-distributivo, ben funzionante”.
Moderare gli entusiasmi
L’Ufficio Studi Confcommercio, tuttavia avverte: “non mancano fattori che inducono a moderare gli entusiasmi: la core inflation è infatti in crescita di mezzo punto percentuale e raggiunge il 6% su base annua”, spiegano gli analisti, “Ciò significa che gli impulsi di fondo continuano ad alimentare la dinamica inflazionistica, la trasmissione da
monte a valle dello shock energetico non si è esaurita”, fa presente il Centro studi, “e la crescita dei prezzi del paniere acquistato in alta frequenza d’acquisto, che contribuisce a formare le aspettative d’inflazione delle famiglie, raggiunge il 9%, con accentuati potenziali effetti depressivi sulla propensione al consumo”. “Che l’orizzonte si rassereni”, sottolinea infine la Confcommercio, “sul versante dei costi dell’energia non significa che i problemi per la
crescita economica dell’anno in corso siano automaticamente risolti”.