domenica, 22 Dicembre, 2024
Ambiente

Ammalarsi d’ambiente

La nostra salute risente gravemente del cambiamento climatico, in molti e diversi modi: è questo il tema a cui è dedicata la terza giornata della Settimana europea della salute pubblica (European Public Health Week – EPHW 16-20 maggio 2022), intitolata Climate change affects our health.

Il cambiamento climatico minaccia gli elementi essenziali per la nostra vita, come l’aria pulita, l’acqua potabile e l’approvvigionamento alimentare, e rischia di inficiare su decenni di progressi nella salute globale tramite fenomeni diretti e indiretti, fra cui gli eventi meteorologici estremi sempre più frequenti, l’interruzione dei sistemi alimentari, l’aumento delle malattie trasmesse dal cibo, dall’acqua e dai vettori.

“In un clima che cambia stanno cambiando anche la frequenza e la distribuzione di molte malattie infettive: le condizioni climatiche stanno diventando sempre più adatte alla trasmissione di molteplici agenti patogeni, influenzando direttamente le loro caratteristiche biologiche (come crescita, sopravvivenza e virulenza) e dei loro vettori, e favorendo indirettamente la trasmissione attraverso la modifica degli ecosistemi e i cambiamenti nel comportamento umano. L’aumento delle temperature e delle precipitazioni possono promuovere una serie di infezioni, da quelle trasmesse da vettori, a infezioni enteriche, alle malattie parassitarie (The Lancet Microbe, 2021).”

Ecco perché risulta interessantissimo il documento pubblicato ad ottobre scorso dalla Sezione Pianificazione di sistema economico, innovazione e ricerca, sviluppo di nuovi modelli di servizio nel SSN del Consiglio Superiore di Sanità, presieduta dal prof. Paolo Vineis, dove vengono sottolineate le seguenti raccomandazioni.

Alcuni effetti del cambiamento climatico sono già percepibili oggi; altri numerosi effetti sono prevalentemente a lungo termine, eterogenei e dispersi nelle diverse parti del mondo; allo stesso modo, gli effetti delle politiche di mitigazione sono graduali. Questo fatto rappresenta un ulteriore elemento che può ostacolare l’adozione di misure sostanziali, in quanto i “ritorni” di tali investimenti non sono immediati. Al contrario, gli effetti per la salute umana della mitigazione del cambiamento climatico sono generali e facilmente tangibili nel breve periodo, cosa che migliora la “spendibilità” politica di interventi ambiziosi e l’accettabilità da parte dei cittadini. Raccomandiamo pertanto che: • Il miglioramento della salute, sia globalmente sia localmente, divenga uno dei principali criteri che motivano le misure di mitigazione. I benefici certi e potenziali per la salute dovrebbero sempre essere considerati quando si pianificano attività di mitigazione. • Dovrebbe essere usato un modello ampio di salute. Importanti effetti non facilmente misurabili, ad esempio sulla salute mentale, rappresentano un ulteriore possibile co-beneficio di un clima più stabile. • I co-benefici per la salute dovrebbero avere maggior prominenza nelle iniziative sul clima, sia a livello nazionale che a livello internazionale. • Il Ministero della Salute dovrebbe avere parte attiva nella pianificazione delle attività di mitigazione che promuovano le politiche dei co-benefici. Questo aspetto dovrebbe svolgere un ruolo chiave anche in fase di negoziazione. • I ricercatori, i professionisti della salute, l’industria e i decisori politici dovrebbero superare i confini nazionali e disciplinari e collaborare tra loro per sviluppare iniziative di mitigazione ispirate alla politica dei co-benefic.

Non vanno sottovalutati inoltre i rischi indiretti per la salute, dovuti soprattutto al deterioramento e alla contaminazione dell’ambiente: ad esempio, le inondazioni possono trasportare agenti inquinanti e chimici provenienti da strutture industriali, acque reflue e di fognatura, causando la contaminazione di acqua potabile e terreni agricoli. Quando le acque nere e industriali non vengono accuratamente smaltite, le acque di straripamento o le più cospicue acque di dilavamento possono portare agenti contaminanti ai laghi e al mare, e alcune di queste sostanze possono entrare nella nostra catena alimentare.

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