domenica, 17 Novembre, 2024
Sanità

Il medico: tra Ippocrate e le esigenze della giustizia inquirente

Ogni italiano perbene è stato felice della avvincente operazione delle nostre Forze dell’Ordine che a Palermo hanno  consegnato alla Giustizia italiana il noto latitante Matteo Messina Denaro. Un ultimo grande evento che ha stimolato delle riflessioni profonde per gli accenti colpevolisti nei confronti dei Medici che lo hanno preso in cura come paziente. Doverosi accertamenti e indagini ci diranno se qualcuno abbia intenzionalmente coperto e protetto in altre forme questo fuggitivo; ma è lecita la preoccupazione che si possa confondere il ruolo e la funzione di un medico con quella di chi svolge una meritoria attività di indagine , di persecuzione e repressione dei reati. In qualità di medico come tutti i miei colleghi ho imparato il “Giuramento di Ippocrate”, che mi assegna innanzitutto il compito di curare gli ammalati ma anche  di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento.

Il Medico non può scegliere chi  curare. Il Medico cura e basta. Il Giuramento infatti impone di curare gli esseri umani in quanto tali, di qualunque razza, categoria o ceto essi appartengano. È l’essenza stessa della professione che il medico esercita.

Potrà sembrare ingiusto, ma la malattia a qualsiasi  persona appartenga deve essere affrontata da ogni medico con lo stesso impegno, con la stessa forza e  la stessa determinazione.

Si pensi a quei medici che devono prestare la loro opera ai detenuti rinchiusi nel braccio della morte in attesa dell’esecuzione capitale. Lo sforzo del medico, nel garantire alle loro vite la loro salute, deve essere identico a qualsiasi altro simile, anche se l’esito ultimo sarà quello di consegnare i reclusi  nella loro migliore buona salute alla loro massima pena, spesso la morte.

L’atteggiamento ed il comportamento di noi medici di fronte alla sofferenza deve essere conforme alla scritta che, campeggiava sul portale dell’Hotel Dieu di Parigi, il più antico ospedale della capitale francese ancora in attività simbolo della carità e dell’ospitalità fondato nel lontano 651, che cosi recitava:

«Se sei malato vieni e ti guarirò, se non potrò guarirti ti curerò, se non potrò curarti ti consolerò»

Guarire, curare, consolare: una triade di fraternità e di umanità cui non può sottrarsi nemmeno il medico più scientificamente provveduto o più tecnologicamente attrezzato. È condivisibile  l’esecrazione popolare per i crimini, talora particolarmente atroci, dei quali si macchiano Taluni. È persino comprensibile che coloro, familiari in particolare, che ne sono stati danneggiati ne auspichino o ne invochino la sofferenza e la morte. Un medico non può.

Non so se qualche politico o magistrato o giornale voglia elevare critiche e negare cure e assistenza a Cattivi di primordine al contrario di quanto l’atto medico preveda. Ma in una società odierna irrispettosa delle buone regole e dove circola sempre più odio, penso sia opportuno ricordare e sottolineare i valori perenni del Medico e della condotta etica medica.

Ed aggiungerei  anche quanto spesso accade ove il paziente esterna al medico di fiducia in circostanze di estrema riservatezza, come ad esempio prima di un importante  intervento chirurgico che potrà comportare elevati rischi la frase: Dottore affido a lei la mia vita e le confesso che… E qui quindi altro aspetto di non minore importanza a cui il Medico è tenuto come da Giuramento quello di “osservare il segreto professionale e di tutelare la riservatezza su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell’esercizio della mia professione o in ragione del mio stato”. Qui siamo di fronte a circostanze umane usuali e scontate per noi medici ma di assoluta controversia dottrinale se si è imputati perchè mai si potrà pensare che se impropriamente imputati per aver prestato cure mediche a Persone socialmente pericolose si nasconda poi l’estorsione della Legge per eventuali informazioni di riservatezza che gli inquirenti riterrebbero utili alle loro indagini. Qui gli interessi della Disciplina medica e quella della Legge confliggono.

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