Il bullismo, oltre che tra gli adolescenti, trova linfa all’interno degli ambienti lavorativi a tal punto da essere definito come fonte di una epidemia fuori controllo. Secondo i dati del Workplace Bullying Institute, addirittura oltre 7 dipendenti su 10 (75%) dichiarano di essere stati bersagli o di aver assistito ad atti di bullismo sul posto di lavoro per un totale che va oltre i 79 milioni di collaboratori coinvolti solo negli Stati Uniti.
Questo fenomeno, che si sta diffondendo in tutto il mondo, può includere abusi verbali, condotte offensive, intimidazioni o aggressioni, causando sia danni fisici, che un crescente stato di angoscia mentale. Questo genere di bulismo genera anche una bassa produttività a causa dell’assenteismo e della rotazione continua dei dipendenti, danneggiando la reputazione delle imprese.
Il workplace bullying non è un fenomeno che riguarda solo gli Stati Uniti, ma anche l’Europa. In Italia non ci sono studi a proposito con dati statistici ma questo non significa che non riguardi anche noi. In Uk, secondo il portale britannico People Management più di un quarto dei collaboratori coinvolti in un recente sondaggio afferma di essere stato vittima di vessazioni all’interno del proprio workplace. E ancora, secondo l’Irish Times il 9% dei lavoratori irlandesi ha subito atti di bullismo.