mercoledì, 18 Dicembre, 2024
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Tassi e inflazione spaventano di meno

Il mese di dicembre sembra essere  caratterizzato da uno scenario di soft landing dell’economia americana e da una recessione poco profonda in Europa. Nonostante il rialzo dei mercati, però, la situazione resta incerta. Per gli investitori in bond, il 2022 è stato il peggiore da quasi un secolo. Le principali categorie di fondi obbligazionari registrano rendimenti negativi, incluse quelle sui titoli governativi in euro e dollari. Molti dei fattori che hanno pesato sul 2022 si stanno attenuando, altri restano incerti, ma nel complesso si sta delineando uno scenario che lascia spazio ad un approccio più costruttivo per il 2023. Il repentino cambiamento di regime, dopo anni di accomodamento monetario, ha amplificato i movimenti e la volatilità degli asset nel 2022, ma entriamo nel 2023 con valutazioni più allineate e con maggiore visibilità su inflazione e politica monetaria. Il primo percorso di discesa che l’inflazione in USA ha intrapreso ci fa prevedere una conclusione nel primo semestre del ciclo restrittivo della Fed, mentre lo scenario risulta un po’ più incerto in Europa che, bisogna ricordare, fa tenuto in maniera più forte rispetto agli Usa.

Scenario globale: situazione geopolitica  e scelte delle Banche centrali

Buona parte degli studiosi prevede un ulteriore marcato rallentamento dell’economia globale nel 2023, dopo quello già registrato nel corso dell’anno che sta per finire e che è risultato più ampio del previsto.

In Europa le dinamiche inflazionistiche restano ancora particolarmente elevate, 10.6 il dato relativo al mese di ottobre con il picco atteso nei mesi iniziali del 2023. Tali dinamiche sono legate, in Europa in maniera molto più importante che negli Stati Uniti, all’escalation dei costi energetici su cui le banche centrali poco possono fare. Ma il rischio di un’inflazione più che persistente, a causa dei cosiddetti second round effects, è stato recentemente sollevato da diversi esponenti della Banca Centrale Europea, da ultimo Philip Lane, una delle colombe del direttorio.

Da più parti si prevede una recessione di entità moderata sia negli USA – a partire dal secondo trimestre del 2023- sia nell’Eurozona, dove la recessione dovrebbe essere iniziata nel trimestre in corso. Nel caso degli USA il raffreddamento della domanda, attivamente perseguito dalla Fed con la propria politica monetaria restrittiva, dovrebbe consentire entro la fine del 2024 il graduale rientro dell’inflazione verso l’obiettivo del 2%. La situazione in Europa è diversa rispetto agli USA. Nel Vecchio continente l’inflazione è ancora molto alta: in Italia è ai massimi dal 1984 (all’11,8%), in Gran Bretagna ai massimi da 41 anni (all’11,1%). L’inflazione a doppia cifra è dovuta anche al problema energetico: anche se il prezzo del gas è sceso, la crisi energetica non è ancora del tutto risolta e continuerà a pesare soprattutto per i paesi, come l’Italia, che sono più dipendenti dal gas russo. Il ritorno dell’inflazione verso l’obiettivo delle Banche Centrali in un orizzonte temporale relativamente contenuto rappresenterebbe peraltro un risultato molto importante per la stabilità economica a livello globale.

Mercati finanziari: attese per il 2023

Il mercato si attende che la Fed possa alzare i tassi sotto il 5% a marzo 2023 e la BCE arrivare oltre il 3% nei mesi estivi. A differenza del 2022, non è solo la dinamica di inflazione ad influenzare le Banche Centrali, ma anche l’evoluzione del ciclo economico. Purtroppo, i due venti contrari – l’inflazione elevata e i rialzi dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve (Fed) – non scompariranno presto. Tuttavia, secondo gli analisti il 2023 potrebbe essere un anno migliore per i mercati finanziari, con la Banca centrale americana che riuscirà a tenere sotto controllo l’inflazione e a guidare l’economia statunitense verso un “atterraggio” morbido. In vista del 2023 gli investitori prevedono già un calo dell’inflazione e si aspettano un cambio di rotta della Fed. Un rallentamento nell’aumento dei tassi d’interesse sarebbe una svolta che andrebbe a favorire la crescita degli utili.

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