Le emissioni dovute agli incendi della vegetazione sono calate a livello globale nel 2022 ma hanno fatto registrare una preoccupante impennata in Europa e America, per effetto delle ondate di caldo estremo e della prolungata siccità. Lo indicano i dati del servizio di monitoraggio atmosferico di Copernicus (Cams), implementato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (Ecmwf) per conto della Unione europea.
“L’ultimo bollettino, aggiornato a dicembre, stima che quest’anno siano state prodotte su scala globale circa 1455 mega tonnellate di emissioni di carbonio a causa di incendi della vegetazione. Ciò fa parte di un continuo calo delle emissioni totali globali dovuto alla diminuzione degli incendi della savana ai tropici. Tuttavia, continuiamo anche a identificare e monitorare un aumento significativo delle emissioni di incendi in diverse parti del mondo, dove condizioni più calde e secche stanno portando a una maggiore infiammabilità della vegetazione. Per quanto riguarda la Unione Europea e il Regno Unito, nell’estate del 2022 (1 giugno-31 agosto) le emissioni legate agli incendi sono state le più elevate dalla stagione estiva del 2007”, precisa l’esperto Mark Parrington del Cams.
Il fenomeno è stato particolarmente preoccupante in alcune regioni di Francia, Spagna e Portogallo, dove le emissioni totali per lo stesso periodo sono state le più alte degli ultimi 20 anni e hanno portato a un peggioramento della qualità dell’aria locale. Altre regioni che quest’anno hanno registrato un aumento significativo delle emissioni dovute agli incendi della vegetazione sono state il nord e il sud America. Tra gennaio e marzo, alcune regioni del Paraguay e dell’Argentina hanno registrato emissioni record per il periodo dell’anno.