Dopo due anni in cui l’influenza è circolata poco, sopraffatta dalle misure di protezione individuale e dalle altre disposizioni adottate per limitare la diffusione del Covid, quest’anno le infezioni respiratorie tipiche della stagione fredda sono tornate a diffondersi con maggior forza e ben in anticipo rispetto al passato. Secondo i dati statistici la curva dei contagi risulta infatti tra le più alte degli ultimi dieci anni e sono circa quattro milioni e mezzo gli italiani già colpiti da sindromi influenzali, tra cui spicca la cosiddetta influenza “australiana”, ed il numero è destinato ad aumentare con un picco atteso proprio durante le festività natalizie. “I casi di influenza certificati finora sono già moltissimi. Rispetto al passato, quando l’influenza era più ‘diluita’ nel tempo, quest’anno il numero di casi è cresciuto moltissimo in poche settimane e a fine inverno rischiamo di superare i 10 milioni di persone ammalate, anche se molto dipenderà dalle condizioni meteo e dal prolungarsi delle basse temperature” afferma il professor Fabrizio Pregliasco, Direttore scientifico di Osservatorio Influenza, Professore Associato di igiene generale ed applicata presso la sezione di Virologia del Dipartimento di scienze biomediche per la salute dell’università degli studi di Milano e Direttore Sanitario I.R.C.C.S. Istituto Ortopedico Galeazzi. “Si è ancora in tempo e ci si può vaccinare contro l’influenza stagionale almeno per questo mese e le prime due settimane di gennaio. Ricordiamo che la vaccinazione è particolarmente raccomandata per tutti i bambini di età compresa tra 6 mesi e 6 anni, per gli anziani, le donne in gravidanza, gli operatori sanitari e per tutti i soggetti di ogni età con patologie croniche che aumentano il rischio di complicanze in caso di influenza. È importante sottolineare che proteggendo i più piccoli si proteggono anche i fragili di tutte le età e gli anziani in famiglia: altro fattore da non trascurare in vista delle Feste” consiglia Pregliasco. Il pericolo quest’anno è inoltre quello di una sovrapposizione di infezioni. Ad inasprire la situazione già piuttosto critica è la carenza, sempre più evidente, di farmaci per poter curare i sintomi legati alla respirazione o agli stati influenzali. In questi mesi, per colpa del sovrapporsi del covid ad influenza e raffreddori, in Italia, come nel resto dell’Europa, nelle farmacie stanno infatti scarseggiando alcuni antipiretici, antinfiammatori, mucolitici e sedativi per la tosse. Le cause sono da attribuire, oltre che ad una richiesta massiccia di farmaci a seguito del numero importante di contagi, all’aumento dei costi di produzione dei medicinali e del materiale per il confezionamento legati anche alla crisi energetica, nonché alla carenza di principi attivi.