Era inevitabile che i dissensi emersi in questi primi quattro mesi portassero a dimissioni di Ministri e Sottosegretari.
Il primo a dimettersi è il Ministro dell’Istruzione Università e Ricerca Lorenzo Fioramonti. E non solo si dimette ma annuncia anche che farà un gruppo autonomo con sei o sette colleghi deputati tra i quali, sembra, Nunzio Angiola e Gianluca Rospi, anche se, si dice, il gruppo appoggerà il Governo.
Fieramonti è il Ministro che aveva proposto tasse di scopo per finanziare il suo Ministero, al quale voleva vedere assegnati 3 miliardi per l’istruzione e 1 miliardo per la ricerca. In manovra ci sono poco meno di tre miliardi, e lui, comportandosi con coerenza ha rassegnato le sue dimissioni. Grande esempio per tutti. Non sappiamo ancora come reagiranno i diversi attori di questo Governo di fine anno: da . Chi prenderà il suo posto, a prescindere dal nome che sta girando, più per strategia che per convinzione, che è quello dell’attuale presidente della Commissione antimafia Nicola Morra, non è dato ancora sapere. Morra è un quasi dissidente 5S che il movimento vuole recuperare in pieno. Morra è ex insegnante di Filosofia e all’Istruzione potrebbe anche starci.
Troppi contrasti fin dal suo insediamento, nell’attuale governo. Costruire progetti politici con un movimento che dichiara di non essere né di destra né di sinistra è veramente difficile. Ci vuole la ferrea volontà di Giuseppe Conte e quella di tutto il Partito Democratico, che con una decisione inaspettata ha aderito alla richiesta di Luigi Di Maio.
Il Ministro degli esteri Di Maio, ora, non sorride più e cerca disperatamente di mandare segnali di terapia del successo, ma gli si legge negli occhi e nelle parole, lo sconforto che prova. Cerca di presenziare ogni riunione e cerca di fare buon viso a cattivo gioco. Però non ci crede più nessuno nel Movimento, che resterà a lungo alla guida di una barca che ormai sembra senza timoniere.
Ci ha provato Luigi Di Maio a fare le cose che aveva detto in campagna elettorale però purtroppo quelle cose non le aveva studiate a fondo, prima: erano solo slogan propagandistici. All’atto pratico si sono dimostrate cose molto difficili da realizzare.
Il Movimento, in questo periodo, è veramente in movimento. Quasi ogni pentastellato sta cercando di costruire percorsi di sopravvivenza e di dignità. In molti, sembra, stanno prendendo iniziative autonome per formare gruppi, talvolta anche trasversali, perché il malumore si sta diffondendo sempre di più, tra tutti. O quasi.
Sembra che iI Premier Giuseppe Conte abbia già detto che l’Istruzione è un cardine fondamentale della Nazione e che il dicastero non può restare a lungo senza titolare. Non sarà facile trovarne uno così fedele che si accontenti dei pochi soldi disponibili. Anche i concorsi già annunciati e programmati rischiano di saltare. E i danni saranno probabilmente irreparabili. Un Ministero di cui si è sentito parlare troppo poco. Un Ministero al quale è affidata la Ricerca, pilastro di ogni possibile sviluppo e crescita nazionale, dovrebbe essere il primo ad essere ad essere finanziato. Anche la salute dei cittadini dipende dalla ricerca. Tutto è basato sulla ricerca: se manca quella, come è mancata in questi anni, non si può sperare in nulla. E Giuseppe Conte, da ex professore universitario, doveva saperlo. Farsi scavalcare dal collega Lorenzo Fieramonti, che diventa a 35 anni docente di economia politica presso l’Università di Pretoria; direttore del Centro per lo studio dell’innovazione Governance (GovInn) dello stesso ateneo e membro del Center for Social Investment dell’Università di Heidelberg, della Hertie School of Governance e dell’Università delle Nazioni Unite, non è stato un bel vedere.
Fieramonti si occupa di economia e integrazione economica europea. Per il Financial Times, Fieramonti sostiene che il PIL è “non solo uno specchio distorto in cui vedere le nostre economie sempre più complesse, ma anche un impedimento a costruire società migliori”.
Gli articoli dell’ormai ex Ministro sono apparsi su The New York Times, The Guardian, Harvard Business Review, Die Presse, Das Parlament, Der Freitag, Mail & Guardian, Foreign Policy e opendemocracy.net. non sappiamo se ha ancora la rubrica mensile nel Business Day, il principale quotidiano finanziario del Sudafrica. È stato co-direttore della rivista scientifica The Journal of Common Market Studies.
Dovevamo proprio perderlo Fieramonti?