Il netto miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro nel corso del 2022 è attestato da tutti i principali indicatori. In particolare, il tasso di occupazione nel secondo trimestre dell’anno si è portato al 60,2%, che rappresenta il suo massimo storico. È quanto emerge dal XXIV rapporto “Mercato del lavoro e contrattazione” del CNEL. Parallelamente si è osservato l’aumento del tasso di attività e la diminuzione del tasso di disoccupazione (sceso all’8.1 per cento).
Tuttavia, il miglioramento dei macro-indicatori relativi all’occupazione e alla partecipazione ha anche una radice non particolarmente positiva, vale a dire l’abbassamento del parametro di riferimento costituito dalla popolazione in età lavorativa. Il CNEL sottolinea come da ormai quasi un decennio la popolazione italiana sta diminuendo e ciò vale anche per il segmento specifico della popolazione in età lavorativa (15-64 anni), sceso attualmente sotto i 37.5 milioni di residenti (all’inizio dello scorso decennio superava i 39 milioni).
Di conseguenza il miglioramento degli indicatori è esito non solo della crescita al numeratore degli attivi o degli occupati ma anche del calo del denominatore. Il crollo della popolazione in età lavorativa è dovuto principalmente al saldo negativo tra le persone che compiono 15 anni e quelle che ne compiono 65, causato dal calo delle nascite registrato nell’ultimo mezzo secolo e dal contemporaneo invecchiamento dei baby-boomers, che stanno raggiungendo l’età per andare in pensione. Negli ultimi vent’anni l’impatto del calo demografico sull’offerta di lavoro era stato in parte compensato dall’aumento della partecipazione al mercato del lavoro, in particolare delle donne. Le più gravi criticità relative all’incontro fra domanda e offerta si manifesteranno per le professioni tecniche legate alla transizione digitale e per professioni di difficile reperimento nei settori della sanità e dei servizi sociali.