L’obiettivo principale della Cop15 sulla Biodiversità, in corso a Montreal, in Canada, è quello di rendere area protetta entro il 2030 il 30% del territorio mondiale e il 30% degli oceani La Cop15 di quest’anno deve raggiungere un accordo quadro sulla biodiversità, che sostituisca quello precedente del 2010 di Aichi, in Giappone ma l’intesa è ancora lontana, soprattutto sul tema spinoso degli aiuti ai paesi più poveri.
La Cop15 doveva tenersi a Kunming, in Cina, nell’ottobre del 2020, ma è stata più volte rimandata a causa del Covid. Nell’ottobre del 2021 nella città cinese si è tenuta una conferenza preparatoria, dove si è stabilito di arrivare nel 2022 ad un nuovo Accordo quadro sulla Biodiversità. Alla fine, la Cop15 è stata spostata in Canada, per evitare le restrizioni cinesi anti-pandemia, ma Pechino ha mantenuto la presidenza. A Montreal sono attesi ben 10.000 delegati da tutto il mondo.
L’Accordo di Aichi prevedeva 20 obiettivi per ridurre la perdita di biodiversità. Nessuno è stato raggiunto interamente. Nella bozza del nuovo Accordo quadro, preparata da un gruppo di lavoro dell’Onu, ci sono 22 obiettivi. Ma l’intesa su questi è ancora lontana. Secondo gli osservatori, è stata raggiunta solo su 2. L’obiettivo principale è quello di impegnare i paesi dell’Onu a dichiarare area protetta almeno il 30% del territorio globale e il 30% degli oceani al 2030. È il cosiddetto target “30 by 30”. Più di cento paesi si sono già detti favorevoli, ma restano da convincerne quasi altrettanti. E soprattutto (come insegnano le Cop sul clima) c’è poi da tradurre in realtà gli impegni sulla carta. Nel 2020 erano area protetta solo il 15% del territorio mondiale e il 7,5% degli oceani.