Il titolo già da sé ha un valore retorico potentissimo, capace di un brivido lungo la schiena, “tutta la notte i cani hanno abbaiato”, perché è questo che accade quando qualcosa di minaccioso, oscuro e terribile si
avvicina alle loro tane, alle nostre case. Questa suggestione, scelta come titolo dell’opera andata in scena il 24 novembre al Teatro Argentina, all’interno della stagione Filarmonica Romana 2022/23, lascia presagire la genialità, ancora prima della visione e dell’ascolto, di questa opera da camera, eseguita in forma di concerto, che l’Accademia Filarmonica Romana ha commissionato a Federica Volante su testo di Sandro Cappelletto.
Il cast è quasi interamente al femminile, con il soprano Virginia Guidi, l’ensemble vocale EVO, la voce recitante di Angela Favella e l’Imago Sonora Ensemble diretti da Mimma Campanale. Un’opera connotata da un forte impegno civile, ispirata a una vicenda realmente accaduta, realizzata in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Quello che più colpisce, oltre la straordinaria bravura di tutto il cast, è il messaggio e l’ispirazione che l’opera lancia e che dovrebbe essere accolto e coltivato con riflessione profonda e quotidiana, perché ancora oggi le donne sono troppo poco amiche delle donne, è necessario un cambio di sguardo, una sorellanza nuova che porti a difendere le vittime e la verità, anche quando si perde l’accoglienza facile, ma subordinata, del maschile, e poco importa che le protagoniste della storia siano parenti; sono due donne.
Quest’opera racconta infatti di come le credenze popolari spesso siano un veicolo di allontanamento ed emarginazione sulla pelle delle donne. Pougbila è una ragazza la cui madre è stata allontanata dal villaggio,
additata come una “strega”, perché individuata come la causa della morte di alcuni bambini avvenute nel villaggio stesso. Le donne in questa condizione vagano nella savana con poche possibilità di salvezza (tutti
sanno che una donna che vaga da sola è una strega cacciata dal villaggio e chi mai vorrebbe avvicinarla!?) ma in alcuni casi trovano la forza di riunirsi insieme in delle “case delle streghe” per sopravvivere.
Pougbila prova a cercare sua madre vagando anch’essa per trovarla e la riporta nella comunità da cui è stata strappata, riuscendo a convincere il suo villaggio della verità: sua madre è stata allontanata da suo
padre per poter abusare di lei, Pougbila.
Una doppia violenza, mascherata da un volere superiore di ordine divino. Compositrice romana, anche pianista, classe 1983, Federica Volante si è diplomata al Conservatorio di musica Santa Cecilia, formandosi e perfezionandosi con Matteo D’Amico, Fabio Vacchi, Mauro Bonifacio e Azio Corghi. Suoi brani sono stati eseguiti da ensemble di musica contemporanea quali Imago Sonora, FontanaMIX e Achrome Ensemble.
Federica Volante commenta così il suo impegno: “Sono grata alla Filarmonica Romana per questa commissione che mi ha dato la possibilità di avvicinarmi ad una tematica importante quale la violenza contro le donne, in una cornice splendida come quella del teatro Argentina. Il narrare vicende e soprusi apparentemente lontani, ambientati in un paese africano, denuncia in realtà una problematica universale che avviene in qualsiasi comunità, anche nella nostra, seppure con altre modalità. Il comporre mi ha coinvolto sia come donna che come musicista permettendomi di esprimere il messaggio in modo universale e senza slogan.
Musicalmente l’opera segue un’idea di classicità, ibridata con elementi etnici e contemporanei e prova a seguire ogni sfumatura del bel libretto di Sandro Cappelletto”.
E proprio Sandro Cappelletto ci porta dentro un problema lontano dall’essere risolto: “Molte e molto diverse sono le civiltà create dagli uomini attraverso il tempo della storia. Tutte, ad ogni latitudine, conservano in misura più o meno intollerabile la traccia e la pratica di attitudini violente contro l’autonomia del pensiero e del corpo femminili. Questa è la vera storia di una giovane donna che combatte per salvare sé stessa e sua madre. Il suo nome è Pougbila, che in moré, la lingua parlata dall’etnia Mossi in Burkina Faso, significa ‘la mia piccola donna’. Un’invincibile piccola donna che non crede agli idoli, che strappa il velo delle false verità, dei feticci inventati per opprimere.
Pougbila non ha timore, vuole raccontare, testimoniare per sé e per chi verrà dopo di lei.” Infine, ha costituito un momento sublime l’omaggio (eseguito dal Trio Hèrmes, con Ginevra Bassetti al violino, Francesca Giglio al violoncello, Marianna Pulsoni al pianoforte) alla compositrice, nonché pianista e direttrice d’orchestra, Fanny Mendelssohn, sorella del più celebre Felix, soggetta a una terribile violenza psicologica e sociale che le proibì, in quanto donna, di avere un’attività artistica pubblica e riconosciuta al di fuori dell’ambiente domestico. Chissà quanta bellezza sarebbe arrivata fino a noi, se la brutalità della violenza non avesse posto il suo bavaglio.
Foto di Marta Cantarelli