“Nel Mezzogiorno siamo talmente abituati al peggio che quasi non facciamo caso a quello che succede e consideriamo tutto normale. Anche se non lo è”. È una disamina molto puntuale, anche se impietosa, quella dei “Romito”, tra i protagonisti della kermesse “Musica contro le mafie” che si è svolta nei giorni scorsi a Cosenza ed ha registrato un notevole partecipazione di pubblico, in modo particolare di giovani.
Con la canzone “Cosa ‘e niente” il gruppo fondato nel 2017 dal cantautore Vittorio Romito – e di cui fanno parte i chitarristi Andrea Pasqualini (Le Strisce) e Carlo De Luca (Scarlatti Garage), Nicola Papa al piano e ai sintetizzatori e Walter Marzocchella alla batteria – si è aggiudicato il secondo premio della competizione organizzata dalla omonima associazione che, attraverso la musica e i musicisti, porta avanti un impegno non solo “contro” le mafie e la corruzione ma anche per la giustizia sociale, per la ricerca di verità e per la tutela dei diritti. Oltre al premio Primo Maggio Roma.
Di questi ed altri aspetti abbiamo parlato con il fondatore del gruppo, Vittorio Romito al quale abbiamo chiesto di spiegarci la loro visione della realtà del Sud.
Come nasce il vostro brano?
“Siamo appassionati di teatro. All’inizio degli anni Sessanta Eduardo De Filippo scrisse insieme a Isabella Quarantotti uno sceneggiato televisivo intitolato Peppino Girella che fu trasmesso in sei puntate dalla Rai tra aprile e maggio d1963. Attraverso le vicende della famiglia del protagonista, l’autore di “Filomena Marturano” racconta le difficoltà dell’esistenza quotidiana nei famigerati bassi, il problema del lavoro minorile e il dramma della disoccupazione. Noi abbiamo preso spunto da un monologo inserito in quel lavoro per riproporre i temi affrontati con il linguaggio dell’uomo di oggi”.
Le mafie sono “cose da niente”?
“Le organizzazioni criminali sono una piaga della società da combattere con tutti i mezzi a disposizione. Nella canzone parliamo del contesto ambientale che agevola la penetrazione dei sodalizi criminosi nel tessuto sociale ed economico del Meridione. Siamo talmente abituati al peggio che quasi non facciamo caso a quello che succede”.
Siete rassegnati?
“Niente affatto. Il nostro, anzi, è un invito ad acquisire consapevolezza per poi rimboccarsi le maniche, perché c’è tanto da fare. Non si può continuare ad accettare passivamente questo stato di cose”.
Quali sono i vostri progetti futuri di impegno sociale in musica?
“Ci stiamo preparando perché il 2020 sarà un anno di grande dinamismo per quanto ci riguarda. Saremo ospiti a Casa Sanremo durante il Festival della Canzone Italiana che una sorta di campus al quale prenderanno parte tantissimi artisti, addetti ai lavori e giornalisti. Senza dimenticare che parteciperemo ai più importanti premi nazionali e ci apprestiamo a lanciare il nostro nuovo lavoro discografico”.