Oggi alle 16 a Palazzo Chigi il primo faccia a faccia tra i leader sindacali e il premier Giorgia Meloni. I temi sono noti: la previdenza da riformare, maggiore flessibilità in uscita, assegni più pesanti, lotta alla precarietà, riduzione del cuneo fiscale, sicurezza sui luoghi di lavoro. Le richieste dei sindacati e i problemi di bilancio del Governo sono gli stessi dello scorso anno con l’aggravante di uno scenario economico di guerra e di una inflazione che tocca il 10%.
I sindacati: ora trattativa vera
I leader Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri annunciano che non si limiteranno a riproporre l’agenda delle priorità. Sollecitano un confronto vero con soluzioni rapide e soddisfacenti. Le scelte da realizzare sono tuttavia dominate dalle risorse economiche disponibili. La prossima messa a punto della manovra di Bilancio confermerà gli interventi annunciati sul fronte del caro bollette, sulle modifiche del reddito di cittadinanza, sulla riforma delle pensioni. In questa occasione saranno indicate le cifre reali e disponibili.
Confronto sulle emergenze
L’appuntamento di oggi tra governo e sindacati è l’inizio di un percorso che ha tappe ravvicinate e tutte segnate da emergenze. La priorità per i sindacati è il potere d’acquisto di salari e pensioni falcidiati da un’inflazione che ad ottobre ha raggiunto la doppia cifra ma anche la messa a punto di una riforma che eviti il ritorno alla legge Fornero. La contestata legge della ex ministra del Governo Monti, che prevede l’accesso alla pensione solo con 67 anni di età o con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi le donne). Legge che in assenza di una riforma entro il 31 dicembre tornerà attiva. I tempi quindi sono stretti, la legge di Bilancio incombe e gli stessi margini di manovra sono ridotti anche se il Governo ha già disegnato una serie di interventi a sostegno della crisi.
I margini della manovra
Le risorse che saranno messe a disposizione dall’Esecutivo Meloni – complessivamente 30 miliardi almeno in questa prima fase – non basteranno per tutto, dal caro bollette, alla riforma previdenziale. Un parte delle risorse ad esempio sarà drenata dalla perequazione delle pensioni rispetto all’inflazione. Si tratta di circa 23 miliardi. Liberare risorse aggiuntive per i sindacati è un obbligo realizzabile, come sollecita il segretario della Cgil, Maurizio Landini che sottolinea come sia necessario intervenire sugli extraprofitti delle società energetiche redistribuendoli integralmente su salari e pensioni. “Stiamo parlando”, attacca polemico Landini, “di decine di miliardi. Ci sono, si vanno a prendere e si redistribuiscono, si o no? Il resto sono chiacchiere”.
Opzione donna e Ape sociale
Il confronto sui temi previdenziali prevede inoltre la conferma di Opzione donna e Ape sociale, due misure che hanno il sostegno unanime. Il nodo invece rimane la flessibilità in uscita per le nuove pensioni. La Cisl si dice contraria a nuove quote e ribadisce la richiesta dei sindacati per un’uscita flessibile a partire dai 62 anni. “Per la Uil”, sostiene inoltre il segretario Bombardieri, “le priorità sono il recupero del potere d’acquisto di lavoratori e pensionati, una maggiore flessibilità in uscita sulle pensioni, la lotta alla precarietà e la sicurezza sul lavoro”.
Potere di acquisto e retribuzioni
La ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, ha fatto sapere che “una riflessione profonda va fatta sull’incremento del potere d’acquisto delle retribuzioni”. Sull’età pensionabile a Cgil parte all’attacco delle quote e dei numeri, per il segretario Landini è necessario “mettere mano a tutta la riforma delle pensioni perché serve una pensione di garanzia per i giovani, e una lotta al precariato”. Sul tema interviene il leader Cisl, Sbarra. “Auspico”, dice Sbarra, “che sia l’inizio di un cammino strutturato, permanente di confronto e di dialogo sociale per affrontare con il Governo le emergenze economiche, produttive e occupazionali con interventi e provvedimenti urgenti”.
Confindustria: unire le richieste
Una proposta che suona nuova – o una riedizione aggiornata della Concertazione – , almeno nel metodo della trattativa tra Governo, Associazioni di categoria e sindacati arriva da Confindustria. “E’ sbagliato per le parti sociali presentarsi separati al tavolo con il decisore politico con il rischio che poi non accontenta nè una parte nè un altra”, osserva il vicepresidente di Confindustria per il lavoro e le relazioni industriali, Maurizio Stirpe, che propone, ai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, “di scegliere cinque o sei temi o porli insieme anche per una riscoperta ed un riannodamento di certe relazioni che non sono foriere di risultati”.