Negli ultimi giorni il Grano duro ha subito un rialzo del 4,43% rispetto venerdì scorso e ha subito un incremento del 20,5% da inizio anno. Non si tratta ancora del record assoluto raggiunto lo scorso 10 ottobre, ma questo fenomeno mette in guardia da una nuova emergenza alimentare. In crescita del 5,46% a 874,5 dollari il Grano tenero, in progresso del 13,46% da inizio anno, ma sempre sotto ai massimi dello scorso mese di maggio a 1.280 dollari. In rialzo anche il mais, (+2,7% a 6.990 dollari), come pure gli oli di soia (+1,6%) e palma (+1,7%), con quello di girasole ucraino che rischia di restare invischiato nella chiusura del corridoio navale.
Le Nazioni Unite e la Turchia stanno cercando di salvare l’intesa ed evitare una crisi che rischia di innescare una carestia planetaria ma per ora centinaia di migliaia di tonnellate di grano pronte per la consegna in Africa e Medio Oriente sono a rischio. Inoltre, le esportazioni di mais ucraino verso l’Europa subiranno un calo. Già all’inizio di quest’anno i prezzi del grano sono balzati ai massimi storici e quelli del mais hanno toccato il massimo degli ultimi dieci anni.
Nelle ultime ore si è appreso che dodici navi sono riuscite a partire e altre quattro sono pronte a salpare. Si tratta, per il momento di gesti di buona volontà considerando anche che Mosca si è impegnata a salvare le esportazioni verso l’Africa. Secondo Coldiretti è improbabile che l’Australia, uno dei principali fornitori di grano per l’Asia, sia in grado di colmare le lacune di approvvigionamento, visto che gli slot di spedizione sono prenotati fino a febbraio. Con l’Ucraina che rappresenta da sola il 10% degli scambi mondiali di grano la chiusura dei corridoi di pace sconvolge il mercato con effetti sui prezzi e sugli approvvigionamenti alimentari nei Paesi ricchi e soprattutto in quelli poveri.