Per il 19% delle aziende che vendono all’estero la guerra sta avendo un impatto negativo sul proprio business, rispetto al 14% di quelle che si rivolgono esclusivamente al mercato interno. Questa situazione ha fatto registrare per un’impresa su cinque riduzioni delle vendite oltre confine e notevoli perdite economiche. Per quasi il 90% delle imprese esportatrici le difficoltà derivano dall’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia, un problema sentito in ugual misura anche dalle realtà imprenditoriali che non esportano.
Il 54% rileva problemi di approvvigionamento delle materie prime (contro il 48% delle altre) e il 19% di energia (contro il 16%). Per sostenere la propria competitività, quindi, il 21% delle imprese esportatrici si è già attivato per utilizzare le risorse del Pnrr (contro l’11%) e il 18% lo farà (contro il 12%). È quanto emerge da una indagine condotta dal Centro Studi Tagliacarne per il Rapporto Export 2022 di SACE, elaborata su un campione di 3.000 imprese manifatturiere con un numero di addetti tra 5 e 499 che consente di studiare le dimensioni e i tratti caratteristici dell’impatto del conflitto sulle imprese italiane esportatrici.