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Kurt e lo Stato dell’Unione

martedì, 11 Ottobre 2022
1 minuto di lettura

Sicuramente il Marziano non è carente di curiosità verso le vicende politiche terrestri, ma non mi aspettavo che sarebbe arrivato al punto di assumere le vesti dell’invisibile per sedere fra i banchi del vertice di Praga che, nei giorni scorsi, ha visto riuniti i capi di Stato e di governo dei 27 paesi dell’Unione.

Ho anche apprezzato come, al suo ritorno, Kurt mi abbia saputo dare una lettura estremamente corretta e condivisibile del modo in cui i partecipanti hanno saputo mascherare il fallimento del tentativo di concordare un tetto al prezzo del gas, tramutandolo nella  diversa proposta di individuare un corridoio ascensionale entro il quale quel prezzo dovrebbe nel futuro oscillare.

In questa maniera – ha detto il Marziano – distruggerete il mercato unico!

Ma la vicenda degli approvvigionamenti di gas ha fatto anche esplodere, tra i partecipanti, la non meno grave vicenda degli scostamenti di bilancio degli Stati nazionali e delle loro  Inevitabili ricadute sul valore dell’euro rispetto alle altre monete che si utilizzano nel commercio internazionale.

Kurt ha concluso che se – ad oltre vent’anni dall’introduzione dell’euro – Il bilancio unico europeo (che assorbe la gran parte dei capitoli di quelli nazionali) non è neanche un punto all’ordine del giorno dell’agenda del Parlamento e della Commissione, un simile strumento non verrà mai effettivamente realizzato e poco male se la crisi economica che il mondo sta vivendo non aiuterà le aggregazioni fra i diversi ordinamenti, ma piuttosto contribuirà a frammentarle ulteriormente.

Vale però la pena segnalare che – in questo deserto di iniziative tendenti a costruire un bilancio europeo dotato di risorse e caratteristiche simili a quelle degli Stati Uniti o di altri ordinamenti federali – qualche voce sparuta si è levata per porre almeno la questione: sono state quelle di Gentiloni e di Breton, che hanno proposto di attivare la leva finanziaria europea per non aggravare ulteriormente i bilanci nazionali.

La loro proposta sembra, almeno per ora, caduta nel vuoto, è però importante che qualcuno abbia almeno posto la questione sul tappeto.

In tempi in cui si riaccende la concorrenza fra i Paesi membri dell’Unione europea (sull’esempio della Germania che ha offerto 200 miliardi di aiuti alle imprese tedesche perché superino con pochi danni il “caro bollette”) quelle voci per ora isolate diverranno – prima o poi – l’unico mezzo per tenere in piedi un’organizzazione sovranazionale che – pur costruita, nel dopoguerra  sul sogno di De Gasperi e Schumann – rischia oggi di crollare sotto i colpi inesorabili delle leggi economiche sulla concorrenza : quelle che già Adam Smith aveva individuato come manifestazioni di una mano invisibile.

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