Si pensava che la canea dei giorni che hanno preceduto il 25 settembre si sarebbe almeno affievolita dopo la lettura dei risultati elettorali, ma – devo riconoscerlo – ha avuto ragione Kurt quando, sfogliando i giornali, ha esclamato più divertito che sconsolato: qui la faccenda si complica!
Era scontato che i partiti di sinistra avrebbero giustificato la loro sconfitta negandola, ma dobbiamo anche riflettere sul fatto che quella sconfitta ha due facce: una visibile ai partiti avversari e un’altra (addirittura più visibile della prima) che si rivolge al confronto fra quelli che sono ora diventate le due maggiori forze politiche della sinistra: il PD e il Movimento 5 stelle.
Diciamo la verità: la resurrezione del partito di Conte è sicuramente frutto dell’errore di Letta che ha abbandonato il “campo largo” per punire lo stesso Conte di aver fatto mancare la fiducia al Governo Draghi; ma può bastare questo a giustificare il magro risultato del PD?
Sicuramente le ragioni della crisi di quel partito vengono da molto più lontano e l’assottigliamento della cosiddetta classe operaia (il suo zoccolo duro) non è stato compensato adeguatamente dalla crescita della classe borghese cui la sinistra ha cominciato a guardare con interesse crescente nel momento stesso in cui crescevano le sofferenze della borghesia italiana.
Tantomeno ha giovato al PD la incipiente proletarizzazione di entrambe quelle classi, perché le vicende economiche e pandemiche, succedutesi dal 2008 ad oggi, hanno visto quel partito tanto capace di gestire gli apparati pubblici e parapubblici nei quali si era progressivamente insinuato, quanto inidoneo ad avanzare proposte politiche appetibili per elettori ogni giorno alle prese con i problemi del proprio bilancio familiare.
Il Rosatellum è sicuramente stato, per il PD, lo strumento per continuare ininterrottamente a governare, mettendo insieme maggioranze che sempre meno rispecchiavano il consenso effettivamente ottenuto nel Paese; ma la sua classe dirigente non aveva fatto i conti con la progressiva crescita del partito delle astensioni e tantomeno aveva individuato il giusto peso della protesta direttasi verso il movimento 5 stelle: protesta che tuttora perdura.
Specchio di quell’errore è stato anche il risultato delle elezioni di questi giorni al Consiglio Superiore della Magistratura, dove la corrente tradizionalmente vicina al PD è stata scavalcata sia a destra che a sinistra: il che vuol dire che quando si impongono sistemi elettorali complessi e avulsi dal principio secondo cui governa la forza politica che ha la maggioranza dei voti, quei sistemi possono funzionare nel breve periodo, mentre nel lungo periodo vanno addirittura a ribaltarsi contro Chi li ha istituiti.
Mentre ragionavo con il Marziano delle conseguenze di questo nostro voto, è giunta la notizia che la competente Sovraintendenza ai beni ambientali ha opposto il proprio diniego all’ormeggio della nave contenente il rigassificazione di Piombino, perché … ha giudicato non compatibile con il panorama della baia il suo colore.
Come vedete, il primo problema che il nuovo Parlamento dovrà affrontare non sarà di carattere economico e finanziario, quanto piuttosto quello di combattere la stupidità al potere.
E, forse, il riordino dei poteri delle Sovrintendenze (tutte facenti capo al Ministero delle Attività Culturali) potrebbe diventare una priorità per il prossimo Governo, visto che – senza quel rigassificatore – l’inverno che arriva sarà per noi ancora più freddo!