La parola d’ordine è “mettere in sicurezza” famiglie e imprese. Si impone in un momento dove i venti di crisi economica, di guerra, che hanno riguardato drammaticamente generazioni passate, oggi bussano inaspettatamente ai nostri uscì. Per evitare l’incubo di un crack serve assicurare sicurezza e disponibilità finanziaria alle imprese, perché se non riusciranno a produrre, la crisi diverrà devastante per tutti.
Serve sicurezza alle famiglie che devono fare i conti con bilanci risicati e prezzi impazziti. “Sicurezza” è inoltre quello che i cittadini invocano alla politica, e alle istituzioni. La sicurezza si declina in coraggio di scelte chiare e concrete. Il Governo che uscirà dal voto dovrà mettere in campo decisioni finanziarie di assoluta emergenza.
Caccia ai nuovi fondi
La società di analisi socio-economiche Cgia di Mestre ha fatto un calcolo realistico: servono 35 miliardi. “Se quei 35 miliardi non saranno trovati entro fine anno per arginare i prezzi dell’energia”, sottolinea la Cgia, “arriva il rischio che moltissime imprese e altrettante famiglie non siano nelle condizioni di pagare le bollette e, conseguentemente, di vedersi chiudere la fornitura, è molto elevato”.
Spettro recessione
Abbiamo in questi giorni sottolineato che allarme e appelli per nuovi aiuti, si rincorrono tra le Associazioni di categoria. Citiamo alcuni esempi. Per la Confesercenti, la presidente Patrizia De Luise annota: “Il caro energia è un propellente per un effetto domino che travolge famiglie, imprese, occupazione, consumi”.
Così come il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli che osserva: “Il caro energia inarrestabile rende più concreti i rischi di recessione”. Stesso discorso per le Confederazioni degli artigiani e degli agricoltori. Il timore è che arrivi una recessione che genererà una forte instabilità. L’impatto a quel punto sul sistema produttivo e distributivo avrà ripercussioni di eccezionale gravità e conseguenze.
Lo stop alle forniture
In queste ore con l’avvicinarsi di sabato primo ottobre con l’inizio dell’”anno termico”, cresce una preoccupazione in più. C’è il rinnovo dei contratti per la distribuzione di gas, elettricità e acqua. Le utility che sono intermediate dalle cosiddette società retail. Queste aziende che hanno in mano milioni di contratti tra chi ha le fonti energetiche dalle quali acquistano gas e gli utilizzatori finali, imprese e famiglie, vivono di “margini di garanzia” che diverranno assottigliati o inesistenti se i contratti non saranno rispettati.
In tutta Europa per sostenere questi “margini di garanzia” saranno necessari oltre 1.500 miliardi di dollari. È questa la cifra del “margine di garanzia” in cui sono esposte le società retail. In Italia la situazione diventa complessa perché in questa catena di relazioni hanno un ruolo strategico le finanziarie che sono esposte nei confronti delle società retail. Il dato più allarmante è l’indice del rischio di liquidità che è salito del 138%. Un rischio così elevato che le finanziarie non saranno così ben disposte a impiegare denaro a coperture di eventuali default delle società retail.
Non bloccare il sistema
In altri versi per evitare che il sistema si blocchi e ridurre le tensioni, serviranno quei 35 miliardi che il nuovo Governo dovrà trovare immediatamente. Altrimenti i prezzi impazziti andranno a scaricarsi in particolare sulle imprese che saranno costrette a bloccare la produzione e innescare chiusure a catena. Una situazione senza precedenti e rischiosissima. Spesso è stata evocata in questo anno la “bomba sociale”, e in nome di questa pericolosa disgregazione sono stato riconfermato incentivi e bonus che hanno prodotto più assistenzialismo che lavoro.
Urgente tutelare le imprese
Poco si è fatto nel pensare e realizzare politiche di sostegno alle attività produttive. Più che i grandi gruppi sono in particolare le piccole e medie imprese il motore dell’economia e del lavoro. E sono quelle più esposte verso i prezzi fuori controllo dell’energia.
Le Pmi vanno tutelate e il nuovo esecutivo dovrà cambiare rotta, imponendo meno assistenzialismo e più risorse verso le attività produttive. Questo serve al Paese se vogliamo resistere ad una crisi che nelle prossime settimane diverrà un ciclone. Non bisogna comunque cedere al pessimismo la crisi può essere ridotta e superata con l’impegno imprenditoriale e il mantenimento della produttività. Noi aggiungiamo, infine, che ci sia anche lavoro stabile, in sicurezza e ben remunerato.