domenica, 22 Dicembre, 2024
Società

In ricordo di don Luigi Sturzo

…Continuazione del precedente articolo (In ricordo di don Luigi Sturzo – parte IV)

Ma chi era don Sturzo?

Luigi Sturzo era nato a Caltagirone (Catania) nel 1871, aveva studiato presso L’Università Gregoriana di Roma e quindi si era dato all’attività pastorale costituendo a Caltagirone un circolo parrocchiale aderente all’Opera dei Congressi. Era passato quindi sul terreno dell’azione polico-economica fondando cooperative agricole e casse rurali. Si era presentato come candidato alle amministrative del suo paese ed era stato eletto pro-sindaco. Sostenitore a livello nazionale dell’astensionismo elettorale dei cattolici, aveva cominciato a pensare alla necessità della costituzione di un partito cattolico laico dopo lo scioglimento dell’Opera dei congressi ed aveva espresso questa sue idea in un discorso pronunciato a Caltagirone nel dicembre del 1905.

Ne diamo uno stralcio.

“Io stimo che sia giunto il momento per i cattolici, staccandosi dalle forme di una concezione pura clericale… che si mettano a pari degli altri partiti nella vita nazionale, non come unici depositari della religione o come armata permanente delle autorità religiose che scendono in guerra guerreggiata, ma come rappresentanti di una tendenza popolare nazionale nello sviluppo del vivere civile, che vuolsi impregnato, animato da quei principi morali e sociali che derivano dalla civiltà cristiana… … …

Mi spiego: tagliati fuori dalla vita nazionale dal ‘48, a pigliare una data decisiva, è fallito il neo guelfismo, rimasta senza seguito, senza significato, amorfa e personale la partecipazione di alcuni alla vita parlamentare (il più notevole tra tutti il siciliano Vito D’Ondes Reggio) e poscia trasmutato in autorevole non expedit il volontario non eletti né elettori di Don Marcotti, i cattolici non solo non parteciparono allo svolgersi dei fatti nazionali né positivamente né negativamente, ma furono degli assenteisti i quali sentivano nella loro coscienza forte il rimbalzo delle sètte anticristiane, delle nuove leggi antireligiose, della nuova civiltà portata in nome di una laicizzazione e scristianizzazione generale della vita dei popoli; e alla condanna morale e psicologica del male enorme fatto alla religione, legarono la condanna di nuove forme civili, di nuove aspirazioni ideali nazionali, di nuovo flusso di vita che pervase la cosiddetta terza Italia.

… … … Attualmente le tendenze della vita pubblica italiana, nella grande varietà delle facce del partito liberale, si raggruppano in conservatori e socialisti … … i cattolici italiani non possono sfuggire a questa situazione, né crearne un’altra; essi devono affrontarla: o sinceramente conservatori, o sinceramente democratici: una condizione di identità toglie consistenza di partito e confonde la personalità nostra con quella dei conservatori liberali… io stimo monca, inopportuna,… la posizione di un partito cattolico conservatore; e ch’io credo necessario un contenuto democratico del programma dei cattolici nella formazione di un partito nazionale…  …  … non la monarchia, non il conservatorismo, non il socialismo riformista ci potranno attirare nella loro orbita: noi saremo sempre necessariamente democratici e cattolici. … … … È logico dunque affermare che il partito cattolico dovrà avere un contenuto necessariamente democratico-sociale, ispirato ai principi cristiani: fuori di questi termini, non avrà mai il diritto a una vita propria, esso diverrà un’appendice del partito moderato.”

Lo storico Gabriele De Rosa in merito a questo discorso così scrive: Il discorso del 29 dicembre 1905 è considerato fra i testi politici migliori di Luigi Sturzo, culmine di un grande processo critico di tutta la passata esperienza del movimento cattolico organizzato: tanto dell’Opera dei congressi cattolici quanto della prima Democrazia cristiana. Il discorso rappresentò il fondamento ideologico e la premessa per la futura politica del Partito Popolare Italiano. Per comprenderne l’importanza occorre tenere presente che nel luglio 1904 era stata sciolta dalla Chiesa l’Opera dei congressi cattolici, l’organizzazione cattolica nata a Venezia nel 1874 in difesa dei diritti rivendicati dalla Santa sede contro lo Stato liberale. L’Opera, diretta da un gruppo di cattolici intransigenti, devotissimi al Papa, sostenne il non expedit, cioè il divieto impartito dalla Santa sede ai cattolici organizzati di partecipare alle elezioni politiche, proprio come manifestazione della protesta cattolica contro la classe dirigente liberale. Così gli inizi però del nuovo secolo, il dominio degli intransigenti si fece sempre più precario sino a quando i democratici cristiani conquistarono la maggioranza dell’Opera al congresso di Bologna nel 1903. Il successo durò poco, perché a causa delle divergenze tra la vecchia guardia e i giovani sociologi, come venivano chiamati i giovani democristiani, dai loro avversari, nel timore che finissero per prevalere le correnti di sinistra, contrari a sostenere la causa del temporalismo, Pio X  decise di sciogliere l’Opera.

Il prosieguo nel prossimo numero…

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