L’impegno di tutti nella tutela dell’ambiente. È l’appello del presidente della Confartigianato Marco Granelli che ricorda come l’alluvione nelle Marche rappresenta l’ennesima tragedia e conferma: “L’allarme per i devastanti effetti dei cambiamenti climatici”. Una lunga scia di danni, lutti, costi miliardari, e con pochi investimenti in nuovi interventi di manutenzione.
Infrastrutture, bassa la spesa
“Su questo fronte va ricordato”, sottolinea Granelli, “che nell’ultimo decennio la crescita della spesa è stata trainata dalla spesa primaria corrente (al netto degli interessi su debito), salita del 21,9%, mentre quella per investimenti pubblici è salita di un limitato 5,9%, penalizzando gli interventi infrastrutturali necessari per contrastare gli effetti del climate change e dell’intensificazione di eventi meteorologici e climatici estremi”.
Danni per 90 miliardi
I danni economici, riferiti dalla Confartigianato, per disastri naturali in Italia sono ingenti: tra il 1980 e il 2020 ammontano a ben 90,1 miliardi di euro, il terzo valore più alto in Ue dopo i 107,6 miliardi della Germania ed i 99,0 miliardi della Francia, e sono equivalenti e 1.556 euro pro capite, valore che supera del 37,3% la media Ue di 1.133 euro. “Spesa che colloca il nostro Paese”, osserva il presidente della Confartigianato, “sempre al terzo posto ma stavolta dietro a Slovenia (1.870 euro/abitante) e Francia (1.606 euro/abitante)”.
Eventi idrologici i più dannosi
Nell’Ue gli eventi meteorologici e climatici estremi sono per tre quarti eventi idrologici come inondazioni e smottamenti di terreno (43,0%) e eventi meteorologici come i temporali (34,0%), spesso concause dei primi, “ed in Italia preoccupano in numeri dell’esposizione al rischio di frane e di alluvione”, denuncia Granelli, “che necessitano di continui investimenti preventivi per limitare l’impatto dei danni alle persone e materiali”.
Le aree più a rischio
In Italia in aree a rischio frane o in aree di attenzione risiedono 5.707.465 abitanti, quasi un decimo (9,6%) degli italiani: “Di cui 499.749 in aree a pericolosità molto elevata”, evidenzia la Confartigianato, “803.917 in quelle ad elevata pericolosità, 1.720.208 in quelle a pericolosità media, ben 2.006.643 in aree a pericolosità moderata P1 a cui si aggiungono 676.948 abitanti in aree di attenzione. Le aree più pericolose, cioè a rischio almeno elevato, contano 1.303.666 abitanti”.
Imprese esposte ai rischi
Parallelamente le imprese esposte a rischio frane sono nel complesso 405.240, “pari all’8,4% delle imprese di industria e servizi”, fa presente là Confartigianato, “di cui 31.244 imprese sono in aree a pericolosità molto elevata, 53.197 in quelle a rischio elevato, 127.356 in quelle a rischio medio, 147.766 in quelle a rischio moderato e 45.677 sono in aree di attenzione: in questo caso 84.441 imprese operano nelle aree più pericolose dove il rischio è almeno elevato”.