Continua l’Odissea per la Sfattoria degli Ultimi. Dai primi giorni di agosto, quando i responsabili della Sfattoria hanno gridato aiuto, per l’insensata e crudele ordinanza di abbattimento immediato di tutti gli animali, maiali e suidi, che in questo luogo hanno trovato riparo, accoglienza e dignità, dopo innumerevoli abusi, abbiamo seguito passo passo il susseguirsi di eventi, per ottenere la salvezza di questi animali.
Siamo ormai agli sgoccioli, del tempo, della fatica e della preoccupazione profusa dai responsabili e da tutti i volontari. Domani il Tar si pronuncerà per decretare se gli animali della Sfattoria degli Ultimi saranno graziati o si vorrà procedere per l’abbattimento, si avvicina velocemente. Dal 19 agosto, infatti, data in cui il giudice si è pronunciato accogliendo il ricorso straordinario, che sospendeva, fino alla data del 12 settembre, l’ordinanza di abbattimento immediato di tutti gli animali ospiti del santuario, i responsabili e i volontari, accorsi da tutta Italia, hanno lavorato a ciclo continuo, con uno spirito di sacrificio e un’abnegazione senza eguali, per acquisire autonomamente e implementare, all’interno della struttura, in maniera ancora più stringente, tutti i dettami imposti dalle misure per la biosicurezza rafforzata contro la peste suina africana. Eppure si è atteso invano in questi giorni la visita dell’Asl, come da espressa richiesta del giudice e dalla stessa Asl preannunciato, mediante PEC tardiva, inviata soltanto il 25 agosto, per indicare le prescrizioni di biosicurezza rafforzate . Invece la Asl, contravvenendo alle istanze del giudice e alle indicazioni del Commissario Straordinario alla PSA, non si è mai presentata.
Al netto di questi fatti, oggi si scopre che il silenzio dell’Asl nell’interloquire con i responsabili della Sfattoria, non è frutto di una presa di coscienza dell’accertato stato di salute degli animali, che era, peraltro, già stato certificato dalla perizia di due veterinari, depositata presso il Tar, ma frutto di una palese inamovibile ostilità nei riguardi del santuario. Queste le parole di Emanuele Zacchini: “Siamo stati informati dai nostri avvocati che la Asl, senza essersi peritata della veridicità di quanto sostiene, attraverso il sopralluogo atteso, ha depositato agli atti una relazione in cui enuncia condizioni che fanno riferimento allo stato del santuario prima dei lavori effettuati, basandosi e presentando come attuale e aggiornata una loro perizia che risale, in realtà, all’8 agosto, ma già questa non corrispondente al reale stato dell’arte. La Asl, inoltre, allega agli atti un articolo di giornale che parla genericamente del problema sociale costituito dai cinghiali inurbati della città di Roma, lasciando trapelare la debolezza della propria difesa sulla questione a cui è chiamata a confrontarsi. Eppure non è questo l’oggetto del contendere in tribunale, bensì la necessità di stabilire se gli animali della Sfattoria degli Ultimi, sani, non destinati alla filiera alimentare e chippati come pet, vogliano essere abbattuti per ragioni di prevenzione alla psa, che, corre l’obbligo di ricordare, non è comunque una zoonosi, quindi non è minacciosa né trasmissibile all’uomo.”
Amara nota finale è stata il rilevare, dal documento presentato dall’Asl, che la stessa, da un lato fa riferimento a parametri per il benessere animale e, al contempo, continua a designare macellazione e abbattimento, quale possibile sorte per gli animali della Sfattoria, mantenendo un clima di minaccia, angoscia e preoccupazione sulla testa di queste creature innocenti, senzienti ed empatiche, già scampate a orrende situazioni di abuso, grazie alla pietà e all’impegno di tutti i volontari, che, proprio per l’esperienza acquisita sul campo, andrebbero visti e considerati come risorsa proprio per la risoluzione virtuosa e non cruenta dei cinghiali inurbati di Roma.