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ENRICO LETTA SEGRETARIO PD

Tra Calenda-Renzi e Conte Letta non può stare sereno

Il Pd in cerca di un 4% contro il centrodestra. Meloni: al governo priorità saranno le bollette. Mosca interviene ancora nella campagna elettorale e cerca di spaventare gli italiani
mercoledì, 7 Settembre 2022
1 minuto di lettura

Per conquistare Calenda ha perso per strada i 5 Stelle. Per rimediare e coprirsi a sinistra si è alleato con Fratoianni-Bonelli ma ha subìto la rottura di Calenda che si è rassegnato ad allearsi perfino con Renzi. Così Letta si è cacciato in un vicolo cieco sotto il tiro incrociato dalla sinistra populista e dal centro moderato. In questo ondivagare si è fatto sfilare da Calenda anche il primato nella difesa di Draghi. È ricorso così ad additare a tinte fosche il “nemico”: Giorgia Meloni.
Letta è convinto che con un 4% in più il Pd potrebbe togliere al centrodestra gran parte dei 60 collegi uninominali ritenuti contendibili e riaprire la partita Ma conquistare il 4% in 17 giorni è impresa ardua: richiederebbe una strategia più chiara e convincente.

Il “campo largo” di Letta qualche mese fa somigliava alla “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto che nel 1994 era sicura di sconfiggere Berlusconi. Il segretario tornato dall’auto-esilio politico alla Sorbona aveva pazientemente risollevato il partito dal tonfo al 18% e per qualche mese nei sondaggi il Pd era al primo posto. Poi il gioco è sfuggito di mano e Letta ha visto assottigliarsi il campo.

Invece di mettere insieme un semplice accordo elettorale del centro-sinistra, Letta ha puntato ad un’intesa politica e programmatica che era impossibile per i veti incrociati.

Per conquistare Calenda ha perso per strada i 5 Stelle. Per rimediare e coprirsi a sinistra si è alleato con Fratoianni-Bonelli e ma ha subito la rottura di Calenda che si è rassegnato ad allearsi perfino con Renzi. Così Letta si è cacciato in un vicolo cieco sotto il tiro incrociato da sinistra e dal centro. In questo ondivagare si è fatto sfilare da Calenda anche il primato nella difesa di Draghi e ha cominciato a perdere colpi.

Non gli è rimasto che puntare ad additare a tinte fosche il “nemico”: Giorgia Meloni leader di un centrodestra che, nonostante le divisioni e i capricci di Salvini, oscilla sempre tra il 46 e il 49%, voti che trasformati in seggi potrebbero rivelarsi ancor più numerosi per la coalizione.

Letta se la prende con le legge elettorale che rischierebbe di dare al centrodestra i due terzi dei seggi. Ma il Rosatellum fu votato dal Pd e non certo da Fratelli d’Italia.

Il segretario del Pd agita scenari da incubo prefigurando rischi per la democrazia :un tema che può essere efficace per la base del Pd ma che certo non aiuta il partito a frenare l’emorragia di consensi a favore di uno scatenato populista Conte e di un asse Calenda-Renzi che cresce nell’area moderata anche per gli errori commessi da Forza Italia.

Letta è convinto che con un 4% in più il Pd potrebbe togliere al centrodestra gran parte dei 60 collegi uninominali ritenuti contendibili e riaprire la partita Ma per conquistare il 4% in 17 giorni ci vorrebbe una strategia chiara e convincente.

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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