venerdì, 22 Novembre, 2024
Società

Confesercenti e Cia agricoltori: a rischio imprese e lavoro

Il bollettino di problemi e ansie generati dall’impatto del costo del gas, si fa martellante. Giorno dopo giorno nuovi record di prezzi, che sfondano barriere e calcoli.

Ieri il gas naturale al Ttf di Amsterdam, – riferimento per il mercato europeo -, ha toccato i 317 euro al MWh. Un nuovo record, e salgono ora del 6% a 309 euro nel contratto settembre, mentre per il contratto ottobre siamo a 315 euro (+ 3%). Gli effetti pratici si fanno sentire subito, basta leggere i report degli Uffici studi dell’Associazioni di Categoria. Da Confesercenti a Cia agricoltori, i timori si moltiplicano. Mentre le aziende fornitrici cambiano strategia: stop a nuovi contratti, accordi solo con le aziende storiche e, soprattutto, buone pagatrici. Anche l’Eni attende l’evoluzione del mercato.

Commercio, imprese già in crisi

Se nel 2020 e 2021 un bar spendeva in media 6.700 euro per le bollette di luce e gas, nei prossimi dodici mesi, ipotizzando che gli aumenti attuali restino costanti, lo stesso bar spenderà 14.740 euro. Un aumento del 120 % e un’incidenza sui ricavi aziendali che passa dal 4,9 % al 10,7 %.
Allo stesso modo, secondo le stime di Confesercenti, elaborate su dati Innova, Unioncamere e Agenzia Entrate, un albergo medio vedrà lievitare la spesa per la bolletta energetica da 45.000 euro a 108.000 euro (+140 % con un’incidenza di oltre 25 punti percentuali sui ricavi). Un esercizio di vicinato da 1.900 euro a 3.420 euro (+80 %), un ristorante da 13.500 euro a 29.700 euro (+120 %).

Prezzi, variabile incontrollabile

“Il caro bollette”, spiega la presidente di Confesercenti Patrizia De Luise, “sta diventando una variabile incontrollabile per tantissime imprese, un virus che distrugge bilanci e redditività. E questo nonostante gli interventi di sostegno fin qui adottati dal governo, che scadranno fra settembre ed ottobre. In autunno si rischia il collasso. Le bollette riducono inoltre drasticamente i budget famigliari con un conseguente crollo dei consumi”.

Impossibile gestire altri aumenti

Per le imprese, stima Confesercenti, è impossibile gestire aumenti di costi così rilevanti, cui si aggiungono anche quelli delle materie prime alimentari, traslando sui prezzi di vendita gli interi importi. “Il rischio”, calcola la Confederazione, “è che il 10% delle imprese esca dal mercato, ovvero circa 90mila imprese per un totale di 250mila posti di lavoro”.

Piccole imprese, evitare il collasso

“Occorre intervenire in maniera urgente e decisa per evitare il collasso”, prosegue la presidente di Confesercenti, “è necessario in prima istanza estendere anche alle piccole imprese il credito d’imposta per l’energia elettrica (imprese con potenza < di 16,5 kwh), aumentare le percentuali di credito d’imposta almeno fino al doppio (da 15 a 30 e da 25 a 50 per il gas) e prorogare gli interventi almeno fino al 31 dicembre 2022. Al tempo stesso, bisogna mettere in campo interventi paralleli più significativi”, propone Patrizia De Luise, “di medio periodo ma realizzabili in tempi relativamente brevi, per la diversificazione delle fonti e favorire con un bonus al 110% gli investimenti di chi può rendersi autonomo attraverso la produzione di energia pulita”.

Filiera agricola a rischio crollo

La Cia-Agricoltori Italiani, parla di rincari “impossibili” per i costi energetici, divenuti insostenibili a fronte della richiesta di mantenere i costi allo stesso livello degli anni passati. “Quello che più spaventa e preoccupa è la tenuta del settore primario perché se crolla il primo anello della filiera, crolla anche il Made in Italy”. A parlare è il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini. La Confederazione lancia le proposte in 10 punti per i candidati di tutti gli schieramenti alle prossime elezioni del 25 settembre. Le priorità, secondo Fini, si chiamano lotta alla siccità (“non solo interventi emergenziali ma di lungo respiro”) e contrasto ai danni da fauna selvatica con l’istituzione di un Commissario straordinario. Secondo Fini la politica deve dare nuovo impulso al settore. “A fronte di tante parole”, commenta Cristiano Fini, “non c’è mai stata una programmazione a medio e lungo termine. Occorre affrontare le emergenze ma la prima cosa che serve è mettere mano a un piano agricolo di rilancio per salvare famiglie, aziende e Made in Italy. Molte aziende sono a rischio chiusura”.

Fornitori, stop a nuovi contratti

Le aziende fornitrici corrono ai ripari a modo loro. Non faranno contratti se non a quelle imprese “storiche” e soprattutto buone “pagatrici”. Questa la scelta presa dalle partecipate pubbliche territoriali come A2a e Hera. La stessa azienda di Stato Eni riflette e attende il primo ottobre per capire come muoversi e come oscillerà il mercato. L’attesa, secondo fonti, sarebbe la volatilità dei prezzi. In altri versi i contratti stipulati in questi giorni rischiano di non essere adeguati ai costi reali che ci saranno in autunno. La posizione delle aziende rischia di innescare un nuovo problema, tra chi sarà rifornito e chi non potrà dare garanzie, e quindi rimarrà a secco.

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