È in programma domenica prossima, 8 dicembre, la tradizionale accensione e benedizione dell’albero di Natale e del presepe nella piazza inferiore della Basilica di San Francesco d’Assisi. L’evento è dedicato alla cura e alla salvaguardia del creato.
Il presepe e l’albero arrivano da Borca di Cadore, zona colpita nell’ottobre 2018 dalla tempesta Vaia che distrusse migliaia di ettari di foresta. Il presepe, donato dall’associazione “Io Amo Castellavazzo”, è composto da pastori in legno di abete rosso a grandezza naturale. L’albero di 14 metri offerto dalla “Regola” di Borca di Cadore, verrà addobbato con circa 45mila luci a led.
Alle 15 nel Sacro Convento di Assisi si terrà un incontro, moderato dal presidente di Symbola, Ermete Realacci, dal titolo “La casa comune in rovina. Cosa fare?” al quale parteciperanno il relatore generale del Sinodo per l’Amazzonia, cardinale Cláudio Hummes, l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, e il fondatore dell’associazione Slow Food, Carlo Petrini. Alle 17 si terrà la messa nella basilica inferiore presieduta dal cardinale Cláudio Hummes. Alle 18.15 si terrà la cerimonia di accensione e benedizione dell’albero di Natale e del presepe aperta dal Custode del Sacro Convento di Assisi, padre Mauro Gambetti, durante la quale verranno consegnati i doni alle famiglie più bisognose. Per l’occasione ci sarà anche un coro di voci bianche che si esibirà con i tradizionali canti natalizi. Alle 20.30 in basilica superiore si terrà “Aspettando il Natale”: un concerto gratuito con parole e musica di Giovanni Allevi.
L’evento assume una valenza particolare alla luce della Lettera apostolica “Admirabile signum” sul significato e il valore del presepe, che Papa Francesco ha appena firmato a Greccio. “Rappresentare l’evento della nascita di Gesù – si legge nel testo – equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia”. “Mentre contempliamo la scena del Natale – scrive il Papa – siamo invitati a metterci spiritualmente in cammino, attratti dall’umiltà di Colui che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo. E scopriamo che Egli ci ama a tal punto da unirsi a noi, perché anche noi possiamo unirci a Lui”. “Mi auguro – conclude il Santo Padre – che questa pratica non venga mai meno; anzi, spero che, là dove fosse caduta in disuso, possa essere riscoperta e rivitalizzata”.