Dal 2016 al 2019 il numero medio di rapporti di lavoro in apprendistato è cresciuto ininterrottamente (+47% circa in tre anni), nonostante ciò questo tipo di contratto è ancora largamente sottoimpiegato.
Nel 2020, poi, a causa del Covid l’apprendistato ha subito una battuta d’arresto con un numero medio di rapporti di lavoro pari a 531.035, il -5,4% rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dal XX Rapporto sull’apprendistato che l’Inapp realizza per conto del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in collaborazione con l’Inps.
La riduzione riguarda tutte le ripartizioni geografiche, ma risulta più consistente al Centro (-8,1%) e al Nord Est (-6%). L’impatto della crisi pandemica nel 2020 si coglie soprattutto dalla contrazione, superiore al 30%, del numero di rapporti di lavoro avviati, pari a 274.641 (erano stati 398.622 nel 2019). Allo stesso tempo – anche per effetto del blocco dei licenziamenti e del ricorso alla CIG Covid-19 – si assiste ad una rilevante contrazione delle cessazioni dei rapporti di lavoro: 150.080, in diminuzione del 24,7% rispetto all’anno precedente che aveva fatto registrare un aumento del 10,5% rispetto al 2018. Ma si registrano criticità anche sul fronte degli adempimenti previsti dal contratto. In particolare, per quanto riguarda la formazione dell’Apprendistato professionalizzante, la tipologia più diffusa delle tre forme di apprendistato (con un peso pari al 97,7% dei casi).
“Abbiamo una carta importante da giocare per il mercato del lavoro, ma stentiamo ad utilizzarla. L’apprendistato potrebbe essere uno strumento fondamentale per rispondere a quella domanda di figure professionali che ancora mancano sul mercato, eppure stenta a decollare” ha spiegato Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp.