lunedì, 18 Novembre, 2024
Considerazioni inattuali

L’eterno cambiamento

“Le gambe sull’asfalto di Roma nel vento di mare, di pini nel nostro anno tra la guerra e il duemila” si muovono nell’estate del 1950, da cui il brano prende il titolo – mentre, passando da Piazza Farnese, associo queste parole ascoltate in musica infinite volte all’atmosfera rarefatta e densa al contempo del caldo umido che perdura da mattina a sera in questo luglio 2022; nel clima di incertezza sociale, etica, politica che sembra uniformarsi con la fisicità dei luoghi e tradursi nella stessa inedia che ne trabocca.

IL PASSAGGIO

Eppure nell’ingranaggio sistemico e vorticoso che ci trascina, è possibile scorgere l’aspetto del passaggio. Mi spiego: mi sono sempre chiesta che colore, che forma assuma il cambiamento. Se non ne ha mai avuta una ben delineata e definita, è perché la gradualità che caratterizza la natura della maggioranza dei grandi cambiamenti, ne ha sempre camuffato o meglio sbiadito i tratti.

LA GRADUALITA’ DEI GRANDI CAMBIAMENTI

I grandi cambiamenti infatti spesso avvengono assai lentamente – facendo di necessità virtù: poiché altrimenti risulterebbero più simili a  veri e propri stravolgimenti esistenziali, come lo sono i traumi, perdendo la valenza dello stato intermedio proprio del cambiamento; e che ne consente la completa interiorizzazione, la sua acquisizione reale: la metabolizzazione del divenire che è divenutoLa gradualità dunque ne rappresenta il più delle volte l’essenza e pure la forza propulsiva.

IL TRAVESTIMENTO

I grandi mutamenti si travestono spesso di quiete: fingono di non esistere. In un tacito accordo tra le parti, tutti richiamano a gran voce il cambiamento, senza realmente desiderarlo; per poi rendersi inconsapevolmente artefici dello stesso. I cambiamenti infatti quasi sempre avvengono da soli. Non c’è un soggetto che ne tesse la trama: si cambia perché tutto resti com’è – come fu per i Gattopardi di Don Fabrizio Salina – eppure alla fine poi si cambia per davvero.

I MUTAMENTI AVVENGONO DA SOLI

Quelli che vogliono che nulla cambi, che tutto resti com’è, che niente cresca e migliori per mantenere una statica, egoriferita quanto meschina posizione di vantaggio – restano sempre del tutto inconsapevoli che mentre desiderano tutto ciò, per il solo fatto di averlo auspicato, hanno presagito il cambiamento imminente, attribuendogli – senza volerlo – ancora più forza ed accrescendo la spinta volitiva della sua innovazione.

L’ILLUSIONE COLLETTIVA

Perché tutto resti com’è – secondo Tomasi di Lampedusa – bisogna che tutto cambi; ma il presente non è il 1860-1910 della resurrezione, dell’indipendenza, dell’Unità d’Italia e non è il 1950 del secondo dopoguerra. Nell’eterno ritorno dell’uguale nietzschano il cambiamento assume solo forme diverse per mantenere una medesima sostanza ed un’unica realtà. L’errore da non commettere per molti è illudersi di rappresentare un’effettiva sostanza e non – come pare essere in realtà – soltanto forme inconsistenti e passeggere.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Mattarella, mafia cancro non invincibile

Marco Santarelli

Tea e fitofarmaci, per Confagricoltura dossier europei urgenti

Ettore Di Bartolomeo

Acqua bene comune ma a caro prezzo per le Isole minori

Redazione

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.