Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, nel corso dell’assemblea nazionale dal titolo agricoltori: “Coltiviamo certezze”, ha proposto un piano globale per l’alimentazione. Per fronteggiare la guerra, la siccità e la crisi dei mercati.
“L’agricoltura per il nostro Paese rappresenta il primo settore dell’economia, pochi lo sanno ma l’agroalimentare in questo momento è il primo settore che contribuisce alla costruzione del Pil nazionale, un settore forte, resiliente, in una fase storica difficilissima: stiamo affrontando la tempesta perfetta, la crisi dei mercati, la guerra, la siccità”, ha detto Giansanti.
“Mai come quest’anno l’agricoltura è messa sotto pressione ma nonostante questo vogliamo dimostrare che esiste un settore del Paese in grado di resistere e dare certezze, questo è il compito dell’agricoltura, certo senza un contributo di visione e di strategia diventa tutto più difficile, se guardiamo a quello che è stato, gli ultimi 40 anni, se ripensiamo all’inflazione del 1986, la stessa di oggi, in quegli anni l’Europa conosceva il periodo delle eccedenze, con 40 anni di politiche sbagliate siamo passati dalle eccedenze alla carestia”.
Per il presidente di Confagricoltura, “dobbiamo ripartire da un piano strategico, da troppo tempo in Italia non c’è un piano di strategia, c’è bisogno di un piano globale per l’alimentazione, il mondo è in crisi, la popolazione aumenta, gli effetti del cambiamento climatico sono sotto gli occhi di tutti, un mondo che non cambierà il modello produttivo agricolo e dovrà essere necessariamente integrato, fatto di importazioni ed esportazioni vuol dire che non guarda al futuro. Noi ce la mettiamo tutta per dare occupazione e stabilità ma vogliamo dare un valore a questo settore, l’Expo e il covid ci hanno dato luce, quando ci sono le crisi ci sono gli agricoltori”.
Giansanti ha spiegato che “la politica agricola deve fare distinzione tra grandi e piccole aziende per rendere possibili interventi mirati che possano aiutare le aziende nella produzione, altrimenti il rischio è che altri paesi ci rubino importanti fette di mercato. I modelli di perfezione imposti dall’Europa spesso non tengono conto delle necessità reali. Dobbiamo garantire, rimanendo europeisti, sicurezza alimentare e costi minori per i cittadini. Diamo valore a un settore così importante come l’agricoltura”.