È stato affrontato nel convegno svoltosi a Roma, presso il Salone d’Onore del Coni, uno dei temi più delicati del momento dedicato all’inclusione nello sport di élite degli atleti DSD e Transgender. Una conferenza scientifica dal titolo “Integrazione degli atleti con differenze nello sviluppo sessuale (DSD) e Transgender nello Sport Olimpico”.
L’iniziativa ha visto la partecipazione dei più importanti esperti in ambito internazionale come Ugur Erdener, presidente della Commissione Medica del Cio, Fabio Pigozzi, presidente della Federazione Internazionale di Medicina dello Sport (Fims) e presidente di Nado Italia, Yannis Pitsiladis, professore in Scienze dello Sport dell’Università di Brighton, membro della Commissione Medica del Cio, Michael Geistlinger, tra i massimi esperti in ambito di diritto internazionale dello sport, Francesco Ricci Bitti, presidente della “Association of Summer Olympic International Federations” (ASOIF), e in rappresentanza degli atleti Fiona May.
Erano inoltre presenti Ivo Ferriani, presidente della Federazione Internazionale Bob e Skeleton e membro del Comitato esecutivo del Cio, Maurizio Casasco, presidente della Federazione Italiana dei Medici Sportivi e della Confapi, Lello Pagnozzi, segretario generale dei Comitati Europei Olimpici e Sergio D’Antoni, membro della Giunta Coni. Il padrone di casa, Giovanni Malagò, ha spiegato: “Il Cio ha promosso una commissione specifica su questo tema, per sviluppare un lavoro incentrato su dieci principi cardine che favoriscano il processo decisionale delle federazioni internazionali e delle altre organizzazioni sportive in merito alla eleggibilità degli atleti nelle competizioni di alto livello”.
Questo modello è stato sviluppato dopo avere ascoltato atleti e in genere protagonisti del mondo dello sport. Fa parte dell’impegno del Cio per rispettare i diritti umani (come previsto dall’Agenda Olimpica 2020+5) e favorire la parità di genere e l’inclusione”. “L’esclusione degli atleti transgender o DSD non è conforme alla Carta Olimpica – spiega il professor Pigozzi – Fermo restando il principio che gli atleti non devono essere sottoposti a pressioni per affrontare procedure o trattamenti medici al fine di soddisfare i criteri di ammissibilità in competizione, qualora un atleta sia pienamente informato e acconsenta, è sua libera scelta sottoporsi a trattamenti finalizzati a garantire competizioni eque e sicure nella categoria di genere e nella specialità atletica prescelta”.
La società moderna “deve considerare il principio che le categorie di genere non possono più essere divise semplicemente in modo binario, ma che sono entità complesse che includono condizioni diverse, che riguardano ad esempio le persone intersessuali e transgender. Gli organi di governance sportiva devono affrontare questo importante argomento favorendo il dialogo tra diverse competenze e punti di vista: medico, legale, sociale, sportivo”.
Inoltre, Francesco Ricci Bitti ha tenuto a ribadire quanto sia importante “l’inclusione e una competizione uguale per tutti. Non si devono dare vantaggi di alcun genere. Il Cio si sta interessando a questo problema, siamo all’inizio di un percorso lungo e complesso”. Ha fatto anche discutere la recente decisione presa dalla Fina, Federazione Internazionale del Nuoto, di bandire l’accesso alle competizioni femminili alle atlete transgender, in nome dell’equità e della parità. Ora dovrebbe prendere una decisione anche la World Athletics, ex Iaaf, come dichiarato dal suo presidente Lord Sebastian Coe.