Nel Matrimonio del cielo e dell’inferno William Blake scrisse, rivolgendosi ai più puri: “Sii sempre pronto a dire ciò che pensi e il meschino ti eviterà”. Non è un caso, credo, che il termine tradotto sia proprio questo; quasi a sottolineare la pochezza in netto contrasto con la maestà grandiosa della verità del pensiero. Non avevo riflettuto su un concetto che a leggersi risulta quasi ovvio, se non estemporaneamente e senza farci troppo caso quelle volte che mi è capitato o meglio – mi è venuto spontaneo – esprimermi secondo un timbro privo di retorica ed una sostanza altrettanto autentica.
IL RITMO VUOTO DEL FLUSSO
Fateci caso: ogni volta che diciamo qualcosa con sfrontata naturalezza, qualcosa di veramente autentico secondo la nostra natura – e magari di nemmeno troppo estremo o peggio sedizioso – c’è chi ne risulta coinvolto, chi gioisce e chi invece si dimostra quasi sprezzante, ostentando disprezzo. Già, ostentandolo. Perché il costume comune, tende ad adattarsi ad un uniforme ritmicità di discorsi e di “pensiero”, se tale può definirsi; chi non rientra nel flusso dell’onda, ne è automaticamente fuori. Ed è fuori anche dagli schemi: come se esprimersi autenticamente, significhi in qualche modo ribellarsi a chissà quali assiomi di galateo, o complesso di convenienze che regolino i rapporti.
BASTA SAPER PENSARE
E’ proprio vero che i più meschini se ne discostano; intendo da quelli che parlano chiaro, che evitano retrovie e retropensieri, dai pensieri diretti e più puliti, dai pensieri e basta. Esatto, forse Blake è andato ancora oltre. I meschini non scansano chi dice ciò pensa: più semplicemente evitano chi un pensiero ce l’ha – non serve nemmeno che lo esprima, si vede subito; basta saper pensare, nutrire e coltivare una propria personale opinione per essere guardati con sospetto, con timore ed anche con un po’ d’invidia. La stessa che la miseria dello spirito ha sempre serbato per la sua antitesi: la grandezza dell’animo. Un’unione la loro – quella che metaforicamente insinua Blake – impossibile quanto dicotomica; come quella tra cielo e inferno. Non c’è contrasto più netto infatti, se non quello che divide i meschini dai grandi, le miserie dei primi dalla purezza di questi ultimi: la grandezza dei loro pensieri, capaci di oscurare le astuzie, le trame, i giochi più gretti.