In questi giorni il maltempo occupa uno spazio molto ampio sui mass media per via dei danni e dei disagi arrecati in molte città italiane. Purtroppo per tornare a vedere il cielo senza o con poche nuvole dovremo aspettare la metà della prossima settimana.
Ce lo spiega Marco Giazzi, presidente dell’associazione “MeteoNetwork”, al quale è stato appena assegnato (ex aequo con Stefano Della Fera, studente di Fisica del Sistema Terra presso l’Università di Bologna) il Premio “Sergio Borghi” dalla Fondazione Omd – Osservatorio Meteorologico Milano Duomo.
Presidente, pioggia forte e temporali intensi hanno messo in ginocchio molti territori. Quando finirà tutto questo? E ancora: vi è un legame con i mutamenti climatici?
“Premetto di non essere un meteorologo, ma un appassionato della materia. Sono, però, in grado di spiegare cosa sta accadendo e perché. La causa del brutto tempo sta nel fatto che le perturbazioni atlantiche riescono ad entrare nel Mediterraneo una dietro l’altra, senza trovare, almeno per il momento, quella barriera di alta pressione che, come uno scudo, difende l’Italia e parte dell’Europa. Passo alla seconda domanda”.
Prego…
“Non si può dire che il cattivo tempo registrato è un effetto del cambiamento climatico; innanzi tutto perché c’è una differenza tra tempo e clima e poi, perché le valutazioni per vedere di quanto sta aumentando la temperatura a livello globale, e sta aumentando, vanno fatte con studi su lunghi intervalli di tempo”.
Quando finirà l’ondata di maltempo?
“Fino a metà della settimana il grosso rimarrà in un contesto variabile, però con meno pioggia. Per avere il sole tutto il giorno bisognerà aspettare ancora un po’ di tempo”.
Come nasce questa passione un po’ inconsueta?
“Fin da giovanissimo mi sono sempre piaciute le dinamiche del tempo, nel senso che mi hanno sempre affascinato la pioggia, la neve, i temporali, ecc. Per capire come si formavano questi fenomeni ho cominciato ad approfondire gli argomenti, leggendo le varie pubblicazioni di esperti del settore come Caroselli o Bernacca. Piano piano ho imparato a capire le dinamiche del tempo e, grazie all’avvento di Internet, ho scoperto di non essere il solo a coltivare questa passione. Così abbiamo messo su una rete”.
Ecco parliamo proprio di questo. La sua associazione fornisce anche un supporto alle istituzioni pubbliche?
“Sì. Molti appassionati come me comprano le cd. “stazioni metereologiche” e trasmettono i dati raccolti nel nostro enorme archivio digitale. Noi li condividiamo con le Agenzie regionali, in modo particolare con quella dell’Emilia Romagna, con cui abbiamo avviato un discorso di confronto dei dati per vedere se quelli raccolti dagli appassionati sono attendibili. Da uno studio molto approfondito realizzato è emerso che vi è un elevato livello di attendibilità e che i rilevamenti fatti possono essere di ausilio alle autorità pubbliche per le valutazioni del caso in merito a quanto è piovuto, che genere di caldo ha fatto, ecc. Possiamo contare su oltre 2000 stazioni meteorologiche certificate, sparse su tutto il territorio nazionale, che forniscono un contributo fondamentale alla divulgazione scientifica sulla meteorologia e la climatologia”.