sabato, 16 Novembre, 2024
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Gas. Monitoraggio alto ma niente allarme. Cingolani: 5mld da rinnovabili e risparmi

Prudenza nelle decisioni del Comitato tecnico di emergenza

Consumi di gas, il Comitato tecnico di emergenza e monitoraggio ha scelto la cautela. Nessun decisione per ora di alzare la soglia di allerta sul gas. Nella riunione tenuta ieri pomeriggio al ministero della Transizione ecologica, è prevalso un atteggiamento di attesa sui prossimi eventi. Il conflitto in Ucraina sarà lungo, le tensioni sui flussi e costi dell’energia restano imprevedibili, a condizionare i mercati le decisioni unilaterali della Russia, ma l’Italia per ora può farcela e nei prossimi mesi avrà la possibilità di rafforzare gli stoccaggi Gino a rendersi autonoma da Mosca.

Il ministro Cingolani, assieme al Governo, hanno deciso che è meglio attendere gli sviluppi e verificare al momento opportuno le decisioni da prendere.

Allarme, il no degli esperti

Il Comitato tecnico di emergenza e monitoraggio non innalzerà lo stato attuale di “pre-allarme” ad “allarme”. La situazione internazionale è tutt’altro che chiara, è stato osservato durante l’incontro ma il ministro Roberto Cingolani vuole procedere con cautela. Il motivo è semplice, in primo luogo perché il metano non manca, nonostante il taglio delle forniture applicato dalla Russia rispetto alle richieste dell’Eni, inoltre i nuovi accordi con Algeria, Israele, Egitto e Qatar, permettono se non nell’immediato ma in tempi rapidi di arrivare ad una autonomia dagli acquisti del gas russo. D’altronde già ora si è passati da un flusso di 32 miliardi di metri cubi del 2021 ai 7 miliardi del maggio 2022. Se da Mosca sono arrivati solo 34,2 milioni di metri cubi, dal Transmed, il gasdotto algerino, sono arrivati ben 74,3 milioni di metri cubi, quasi il doppio rispetto alla normale media del periodo. Anche i rigassificatori vanno a pieno regime. A Livorno si è passati da 9,7 milioni a oltre 13 milioni di metri cubi. Questo ha permesso di pompare negli stoccaggi 25 milioni di metri cubi.

I livelli degli stoccaggi

Le riserve finora immagazzinate sono al 54 per cento. Secondo le stime bisogna aumentare lo stoccaggio di 30 milioni di metri cubi di gas al giorno. Il calo è stato dovuto ai tagli alle forniture decisi da Gazprom. Ma già per l’estate secondo le proiezioni si arriverà al 90% per cento dell’approvvigionamento necessario. Per l’inverno l’Italia sarà in sicurezza. Tema anche questo in evoluzione perché per essere certi di avere una autonomia energetica bisognerà creare nuovi rigassificatori per accogliere il gas liquido che arriverà via mare.

I prezzi, tetto e forniture

L’attenzione inoltre è riservata alle oscillazioni dei prezzi che rimangono in crescita. Il nodo da sciogliere è quello del tetto europeo ai prezzi del gas. Il premier Draghi da settimane è impegnato su questo tema ed è una misura sul quale spinge molto il Governo. Le decisioni sono tutte da prendere e sarà il prossimo Consiglio europeo del 23-24 giugno a stabilire una decisione.

L’intervento di Draghi

“In Europa l’andamento del prezzo dell’energia è alla base dell’impennata dei tassi d’inflazione degli ultimi mesi”, ha osservato ieri il premier nelle comunicazioni in Senato sul prossimo Consiglio europeo, “l’inflazione di fondo che esclude i prezzi energetici e alimentari è meno della metà. Per frenare l’aumento generale dei prezzi e tutelare il potere d’acquisto dei cittadini è essenziale agire anche sulla fonte del problema e contenere i rincari di gas e energia”. Per il presidente del Consiglio, Mario Draghi, “I Governi hanno gli strumenti per farlo, la soluzione che proponiamo da diversi mesi è l’imposizione di un tetto al prezzo del gas russo che consentirebbe anche di ridurre i flussi finanziari verso Mosca”, ha aggiunto, ricordando che il Consiglio europeo ha dato mandato alla Commissione di verificare la possibilità di introdurre un tetto al prezzo. “Questa misura”, ha osservato Draghi, “è diventata ancora più urgente alla luce della riduzione delle forniture da parte di Mosca: le forniture sono ridotte, il prezzo aumenta, l’incasso da parte di Mosca resta lo stesso, le difficoltà per l’Europa aumentano vertiginosamente”.

Prezzi, soglia da non superare

Nel frattempo si valuterà anche il passaggio allo stato di allerta, che potrebbe scattare solo dopo che il prezzo avrà raggiunto una certa soglia (ieri ha chiuso a 126 euro) il secondo dei tre livelli di crisi previsti dal piano di emergenza sul gas. Si confida quindi nel “price cap”, insieme con la diversificazione dei fornitori. Sono gli assi che possono consentire all’Italia e all’Europa di affrontare con una certa tranquillità i picchi dei consumi previsti per il prossimo inverno.

La previsione di Cingolani

“I 5 miliardi che mancano, che sono un sesto, tengono conto di due cose”, ha spiegato il ministro per la Transizione ecologica, “la prima è che acceleriamo con le rinnovabili a più non posso. La seconda è il risparmio energetico”. “Stiamo facendo di tutto, a cominciare dalle esigenze pubbliche”, mentre per il privato c’è “un problema culturale”. Cingolani ha anche proposto di “disaccoppiare” la borsa delle energie rinnovabili da quella elettrica. “Se io produco energia rinnovabile, dal sole, dal vento, da scarti, perché devo legare il prezzo dell’energia prodotta a quello del gas? Qui bisogna fare un discorso di alto livello sul fatto che la Borsa delle rinnovabili deve essere separata dalle energie termoelettriche”.

Idroelettrico, il rischio siccità

Non solo sul gas, ma anche sulla situazione idrica il ministro si è detto “abbastanza preoccupato”.

“In una fase di difficoltà in cui sembra che non ci facciamo mancare nulla, mancano solo gli alieni”, ha sottolineato con una certa ironia il ministro Cingolani, “il problema dell’acqua non è completamente scollegabile da quello della politica energetica, anzi: stanno chiudendo delle centrali elettriche perché non c’è flusso di acqua per raffreddare. Per la siccità il governo pensa a un progetto sull’accumulazione e ci sono una ventina di bacini di raccolta idrica che si potrebbero sfruttare, tenendo presente che un quarto delle precipitazioni annuali sarebbero sufficienti all’irrigazione dell’agricoltura in questi giorni. E alcuni di questi bacini potrebbero essere messi anche in pompaggio A ogni modo, questo concomitare di problemi su energia e acqua è una cosa molto complicata da gestire”.

I tagli in caso di emergenza

Molto inoltre si è discusso in queste ore su cosa comporteranno i tagli. Sarebbe lo scenario che da pre allarme passa ad allarme. Allora le scelte saranno di riduzione dei consumi con una serie prescrizioni a risparmio di energia. Ad esempio una riduzione di consumi per le aziende energivore, meno aria condizionata, blackout mirati nei quartieri delle grandi città. Tenere sotto controllo i livelli dei flussi è la prima necessità.

Stato di allerta inoltre farebbe scattare interruzioni programmate ai grandi clienti industriali che hanno sottoscritto contratti che consentono di fermare temporaneamente l’erogazione di energia. Si tratta di grandi aziende come Solvay, Italcementi, Buzzi Unicem, Acciaierie d’Italia, Riva Acciaio. Nell’elenco degli interrompibili, in tutto 46 realtà, sono presenti anche cartiere, aziende tessili, grandi consorzi che riuniscono fonderie e imprese della ceramica. Ma in realtà Cingolani non ha bisogno di alzare il livello di emergenza per attuare gli interventi. Il ministro ha la possibilità di adottare tutte le misure a prescindere dal livello dichiarato di allarme. Alla riunione del comitato, composto da tecnici del Mite, di Arera e delle imprese di trasporto e stoccaggio, come Snam e Terna, seguirà oggi un incontro tra il ministro Cingolani e le aziende di distribuzione, come Eni, Enel e gli altri operatori del settore. Già la scorsa settimana il governo aveva strigliato le imprese chiedendo di riempire gli stoccaggi.

Fonte foto: Canio Romaniello – Imagoeconomica

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