domenica, 24 Novembre, 2024
Economia

Conflavoro: Rispettiamo chi fa impresa. Roberto Capobianco: “Sostegni a chi crea lavoro e sviluppo”

Le piccole e medie imprese sono la colonna portante dell’economia nazionale, perché contribuiscono in larghissima misura alla formazione del Prodotto Interno Lordo, occupano circa l’80% della forza lavoro totale e giocano un ruolo decisivo nello sviluppo del Paese. Ecco perché hanno bisogno di essere rappresentate da organizzazioni ben strutturate sul territorio, capaci di rappresentare e tutelare al meglio i loro interessi.
Conflavoro Pmi – Confederazione Nazionale Piccole e Medie Imprese, nata per rispondere alle esigenze ed alle problematiche delle Pmi in un momento delicato dell’economia italiana, è senza dubbio una di queste, per valori ispiratori, qualità delle risorse e modus operandi.
Il presidente, nonché fondatore, Roberto Capobianco ci ha aperto le porte della Confederazione per mostrarci in che modo la sua “creatura” si propone di essere una alternativa rispetto alle altre associazioni di categoria.
Buona lettura

“In 9 anni di duro lavoro gli associati sono arrivati a 75 mila, tutti imprenditori di piccole e medie imprese, circa 70 le sedi provinciali”. Ecco il miracolo organizzativo, professionale e, va detto, di impegno e costanza, realizzato da Roberto Capobianco, classe 1981, nato nel dimenticato sud, in una Matera – oggi capitale della cultura e città di fama internazionale, – ma che all’epoca offriva poco al giovane “con nel Dna il gene dell’emigrazione”. Capobianco, dopo una gioventù avventurosa sotto il profilo dell’apprendistato di lavori duri e una gavetta di sacrifici ma anche di soddisfazioni, il 10 dicembre 2010, ha un’intuizione e un’ambizione: vuole realizzare un progetto nazionale che coinvolga e offra servizi utili e soprattutto concreti alle piccole e medie imprese. Roberto Capobianco fonda “Conflavoro Pmi” grazie alla “grande sinergia con suo fratello Enzo e coinvolge i primi 5 imprenditori”, racconta illustrando le molteplici idee che poi sono riuscite a decollare.

Roberto Capobianco, spiega le cose con calma, a voce bassa, tranquilla, con gesti misurati. Giovane elegante e sicuro, soprattutto, ha il pregio di essere chiaro. Una dote molto importante per il suo mestiere, quello di essere prima di tutto convincente e razionale. Iniziamo questa intervista parlando della Confederazione del lavoro e piccole e medie imprese.

Presidente Capobianco cosa ha prodotto il suo impegno e quello dei promotori di Conflavoro?
“Grazie per questa domanda perché possiamo subito tuffarci nei risultati”, risponde Capobianco a dimostrazione del suo intuito verso l’essere concreto, qualità che piace agli imprenditori.

Il presidente, nonché fondatore Conflavoro Pmi, Roberto Capobianco

Allora presidente, quanti associati conta Conflavoro Pmi?
“Premetto che cercavamo  un’alternativa alle storiche associazioni di categoria, un alternativa che non rappresentasse singole categorie merceologiche, ma che rappresentasse, tutelasse e promuovesse tutti gli imprenditori, unendo cosi la forza sotto un unico ombrello associativo, che mettesse al centro di tutto le imprese, i loro imprenditori e nostri problemi comuni, ovvero l’alta pressione fiscale, il costo del lavoro e la burocrazia che frena e che costa sulle imprese. E in 9 anni di duro lavoro, anni di crisi senza precedenti, gli associati sono arrivati a 75 mila, presenti in tutt’Italia e organizzati in quasi 70 sedi provinciali. Non è stato facile realizzare tutto questo ma si sa, noi imprenditori viviamo di emozioni e con determinazione e sacrificio, cerchiamo di trasformare ciò che pensiamo  e immaginiamo in realtà e concretezza, consapevoli sempre del fatto che quello che abbiamo fatto per arrivare fin qua, non basterà per raggiungere gli obbiettivi che abbiamo davanti”.

Quali benefici si hanno ad essere socio di Conflavoro?
“Sono molteplici a garanzia di tutti, le imprese possono contare sul sostegno diretto, da parte della Confederazione e delle singole Unioni Provinciali presenti sull’intero territorio italiano, nel processo vitale di ogni azienda. Conflavoro Pmi garantisce ad ogni socio un ventaglio completo di servizi e professionalità al miglioramento costante delle capacità della sua azienda”.

Nello specifico cosa ottiene il vostro socio?
“Esser socio di Conflavoro Pmi significa esser parte attiva di tutto questo, essere tutelati, assistiti, consigliati, promossi, rappresentati ed invogliati al concreto sviluppo del sistema imprenditoriale italiano”.

Perché il mondo delle imprese è diventato così complesso. Di cosa hanno bisogno le aziende per riuscire nei loro obiettivi di crescita?
“L’azienda di oggi ha bisogno di metodi, di procedure, di azioni concrete da mettere in pratica per la sua riuscita imprenditoriale. Servono figure professionali, esperte e competenti, che la inducano al raggiungimento dei propri obiettivi. L’azienda ha necessità di essere rappresentata e tutelata, lì dove le normative nazionali diventano sempre più intricate e stringenti. L’azienda deve essere circondata da un pool di figure e aziende professionali, che cooperano tra di loro, e che vedono come unico obiettivo la riuscita dell’azienda stessa, motivo per cui da sempre abbiamo creato sinergia con gli ordini professionali dei commercialisti e dei consulenti del lavoro, per noi elementi fondamentali ed essenziali per la buona riuscita delle nostre imprese”.

Nello specifico Può sintetizzare fin dove arrivare con Conflavoro Pmi?
“Possiamo rappresentare, a livello nazionale, comunitario e internazionale, gli associati nei confronti delle autorità, dei terzi e delle altre associazioni di imprenditori e dei sindacati, in tutto quello che riguarda questioni di carattere imprenditoriale. Noi vogliamo tutelare gli interessi, dei singoli e quelli collettivi, e favorendone lo sviluppo tecnico ed economico. In nostro obiettivo è anche raccogliere ed elaborare informazioni e dati, nonché promuovere o realizzare studi e ricerche su questioni inerenti le piccole e medie imprese.
Le imprese attraverso le nostre sedi territoriali godono del supporto dei nostri Consiglieri di Impresa, delegati ad informare le imprese sulle opportunità destinate alle pmi come la finanza agevolata, l’accesso al credito e la promozione aziendale. Curano gli adeguamenti previsti in materia di sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro, portando la cultura della sicurezza come fondamenta per un impresa sicura e a zero infortuni.
Curiamo ed eroghiamo percorsi formativi professionali, obbligatori, imprenditoriali, finanziati e non finanziati, ma il vero cuore, la vera missione è quella di dare un assistenza sindacale alle imprese in materia di lavoro, portando nei CCNL le necessità dei territori, creando una rete di Sindacalisti di Impresa ce non lascino solo l’imprenditore nel gestire quello che di più prezioso abbiamo nelle nostre aziende, i nostri lavoratori, che non sono numeri, nelle nostre PMI sono persone che hanno tanto da dare alla nostra economia, abbattendo quel muro ideologico che resiste solo nella mente di certi vecchi sindacalisti ormai scaduti”. 

Ora ci parli di lei. Siamo incuriositi dal fatto che ha puntato così in alto partendo dal basso. Come è andata?
“Noi nati negli anni 80 avevamo nel Dna, nel meridione in una città come Matera, il gene dell’emigrazione. Si sapeva di non avere alternative e cosi a 19 anni lasciai Matera per raggiungere il nord Italia, con un unico obbiettivo, lavorare e realizzare il mio sogno, creare un’impresa.
Ma la vita non è un film, quando ti trasferisci per lavoro a 800 km da casa, vai incontro alle mille difficoltà della vita, quelle difficoltà che se affrontate a testa alta e con il sorriso, ti danno un in cambio qualcosa che non impari in nessun corso di formazione e che non leggi in nessun libro, ti danno l’esperienza di vita vissuta che solo i problemi risolti riescono a darti.
La mia prima tappa, prima di raggiungere Lucca fu la Romagna, avevo bisogno di lavorare, e iniziai con il primo lavoro che trovai, il falegname, un lavoro antico nobile, che ti da un dono meraviglioso, quello di realizzare e creare con le tue mani un opera d’arte, un manufatto, un opera che avevi sognato, immaginato e disegnato. Un po’ quello che noi imprenditori facciamo quando abbiamo nella nostra mente l’idea imprenditoriale giusta e lavoriamo sodo per realizzarla.

Ma nonostante io amassi quel lavoro che a 20 anni mi aveva dato e insegnato tanto, sapevo che non era la mi strada, e con la lucida follia intraprendente e con la mia anima commerciale, detti un taglio radicale e cambiai completamente vita, trasferendomi in Toscana pronto a ripartire da zero, ma sapendo quello che volevo, quel giovane ragazzo del Sud voleva fare impresa, essere autonomo, creare un’azienda ed esser felice. Non avendo fondi economici da investire, e in un’Italia appena entrata nell’Euro, iniziai con il primo lavoro autonomo che ha bisogno solo di un buon vestito, un paio di scarpe e una valigetta, iniziai a rappresentare un azienda nel settore della formazione e consulenza aziendale, occupandomi dello sviluppo commerciale. Da li in poi è iniziata la mia avventura da piccolo imprenditore, e vi assicuro che potrei scrivere un libro, che prima o poi farò”.

Parlando della sua vita, emergono aspetti importanti, il primo lei è papà di due splendide bimbe Giulia e Giorgia, poi c’è un’alta figura femminile che le è stata di grande sostegno. Ce ne può parlare?
“Il mio mondo è rosa, e insieme alle mie figlie ci sono altre 3 donne che segnano la mia vita, mia moglie, mia madre e la mia nonna materna, nonna Cristina, da cui ho ereditato la vena commerciale e l’amore per il prossimo. Una donna forte, mamma di 11 figli che si svegliava all’alba per mungere le mucche e poi vendere il latte per tutto il paese, uno spaccato di Italia del dopoguerra che non bisogna dimenticare, i nostri nonni hanno ricostruito un paese dilaniato dalla guerra, e noi nipoti oggi dovremmo restituirgli il favore, lavorando sodo per risanare la nostra economia e io conosco sollo un modo, lavorando duramente ma con il sorriso.
Mia Nonna mi ha insegnato che si può essere felici anche con poco, che i sacrifici ci rendono migliori, la gavetta è importante e ad oggi viene a mancare, come viene a cadere il rispetto per chi ogni giorno compie sacrifici nel portare avanti una azienda”. 

Lei dice che l’imprenditore è una figura sola, assediata da problemi e con poche soddisfazioni. E lei cosa propone?
“Questo vuoto che si è creato attorno all’imprenditore è stata la molla che ha fatto nascere Conflavoro, per dire che gli imprenditori sono la prima ricchezza del nostro paese e chi investe in Italia va aiutato, non esasperato ed obbligato a chiudere battenti”.

Cosa possiamo aggiungere? Come vuole concludere questa nostra intervista?
“Lo dico così, credo che possiamo concludere con questa nostra preoccupazione e impegno. L’imprenditore oggi fa sacrifici senza godere nemmeno del rispetto per suo impegno, non viene nemmeno ascoltato quando fa proposte e richieste. Noi esistiamo come Conflavoro Pmi per ascoltarlo, difenderlo e lavorare assieme, per noi l’imprenditore è sacro”.

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