Sul sociale la disponibilità di Draghi al confronto. Cgil: scostamento di bilancio e tasse su extra profitti. Confindustria: no ai bonus servono riforme strutturali
Per ora a Palazzo Chigi non c’è una data ufficiale in agenda ma il presidente del Consiglio sarebbe disponibile a un confronto con le parti sociali e i sindacati per mettere a punto un patto di fine legislatura.
Il 18 giugno, inoltre, è prevista la “Grande assemblea nazionale” della Cgil che si terrà a Roma per fare sintesi sul “percorso di discussione e mobilitazione sul territorio e nei luoghi di lavoro”. Dopo questa data potrebbe esserci la data per il confronto tra Draghi e sindacati.
Un patto sul welfare
Gli argomenti su cui fare quadrato tra Governo e parti sociali non mancano, la crescita dell’inflazione, la frenata dei consumi, il caro energia. La crisi che riduce gli stipendi, i bilanci delle famiglie e dei pensionati. Sono temi che amplificano l’urgenza di una maggiore copertura dei salari, e tutele per famiglie e persone a basso reddito. Dal Governo arriva anche il pressing sull’esame e approvazione delle riforme che sono in dirittura d’arrivo come per il fisco; mentre su previdenza e giustizia ci sarà bisogno di più tempo. La conclusione delle riforme permetterà di incrociare il dossier welfare e avere anche un quadro più chiaro della evoluzione economica del Paese che procede tra spiragli di crescita – il Pil che incoraggia un po’ di ottimismo – e segnali negativi come la forte accelerazione del prezzo di benzina e petrolio.
La situazione internazionale non accenna a stabilizzarsi e le valutazioni si potranno fare solo calcolando i margini di instabilità.
Di certo il presidente del Consiglio e con lui il ministro dell’economia Daniele Franco non prevedono scostamenti di bilancio ed extra debiti.
Le nuove incognite
Il problema per il Governo sarà capire quante risorse potrà investire da giugno a settembre. Le riduzioni di accise ci saranno fino all’8 luglio con l’intenzione di fare una proroga che arrivi a settembre. Il costo previsto sarà di un miliardo al mese. A luglio inoltre in busta paga e cedolini di 31,5 milioni di persone, ci sarà il bonus da 200 euro.
L’aiuto destinato a lavoratori dipendenti, pensionati e disoccupati con redditi fino a 35mila euro, ma anche percettori del reddito di cittadinanza e stagionali. Per i sindacati tuttavia sono pochi i soldi e sarà necessario aggiungere altri interventi. Un tema quello dell’una tantum che è in linea con le indicazioni del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco perché a suo giudizio misure saltuarie di aiuti eviterebbero la “vana rincorsa tra prezzi e salari”.
La critica degli industriali
Sul fronte anti bonus però ci sono anche rilievi non trascurabili, Confindustria ad esempio che chiede misure “strutturali”.
“Ho fatto una critica rispetto a un paese in cui si continua ad andareavanti con bonus una tantum e non affronta invece i nodi strutturali”, osserva il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, “Abbiamo una occasione storica che è quella di fare le riforme strutturali che questo paese è 30 anni che aspetta, riforme che ci dicevano non si potevano fare perché non c’erano le risorse. Oggi le risorse ci sono, le riforme vanno fatte non per avere le tranche del Pnrr ma per fare un paese efficiente, moderno, sostenibile e inclusivo”.
Il fronte sindacale
La Cgil ha in questi giorni prodotto un lungo documento con riflessioni e proposte che saranno discusse e inviate al Governo.
“Il bonus di 200 euro una tantum previsto dal Governo è una prima risposta alle richieste sindacali”, scrive la Cgil, “ma bisogna fare di più aumentando il netto della busta paga e delle pensioni”. Numerose le indicazioni del sindacato. Come il rafforzare il bonus energia allargando la platea. Oppure aumentare la decontribuzione sui salari e per i pensionati. “Riaffermare il sistema di welfare pubblico: sanità, sociale, istruzione, pensioni”, propone la Cgil.
Con quali risorse?
La Cgil indica anche come recuperare i fondi necessari a sostegno dei lavoratori. Nella lista al primo punto c’è il “Prevedere un eventuale scostamento di bilancio per rispondere all’emergenza”. A seguire il tassare gli extra profitti. “Il Governo ci ha dato ascolto, portando dal 10 al 25% la tassazione delle imprese energetiche, ma non basta”. Tra le proposte quella di Introdurre un contributo di solidarietà straordinario sulle grandi ricchezze e sulle reali capacità contributive cresciuti anche durante la pandemia. Ancora è possibile: “Una riforma fiscale progressiva e redistributiva, come chiesto nella piattaforma unitaria Cgil, Cisl e Uil”, e sostenuta con lo sciopero generale di Cgil e Uil del 16 dicembre scorso.
Lavoro precario e pensioni
Il documento si snoda tra numerosi capitoli e indicazioni perentorie, tra queste “il dire basta alla dilagante precarietà, al part time involontario, al finto lavoro autonomo, al lavoro povero e sommerso, per puntare su un lavoro con pieni diritti e qualità”. Per la Cgil è necessario “cancellare le forme più precarie di lavoro riducendo così le tipologie contrattuali, per affermare la centralità del tempo indeterminato come forma comune di rapporto di lavoro”, evidenzia il documento. La Cgil chiede che si intervenga “sul tempo determinato affinché, legato a specifiche causali, risponda solo ad effettive e limitate necessità”. Il capitolo lavoro e tutele si conclude una richiesta dedicata ai giovani per “istituire nella necessaria e non più rinviabile riforma delle pensioni, la pensione di garanzia per le carriere precarie e per i percorsi di lavoro discontinui che dia certezza di reddito in prospettiva”.
Fonte foto: governo.it