Si è concluso con nulla di fatto il mega vertice convocato del Presidente del consiglio per verificare l’obiettivo di un comune approdo della maggioranza su una strategia capace di affrontare i principali problemi sul tappeto: dall’annunciata chiusura dell’ex Ilva alla manovra finanziaria.
Conte è stato quindi costretto a convocare un nuovo vertice per la prossima settimana, meno pletorico di quello che si è svolto ieri, ma intanto, ai difficili problemi già esistenti si è aggiunto quello dell’emergenza del maltempo, che ha sconvolto gran parte dell’Italia, e in particolare Venezia.
Disastrata appare però anche la maggioranza divisa al suo interno ma secondo linee di fratture che corrono gli stessi partiti che la compongono a cominciare dal M5s in palese crisi di tenuta e di identità e dove gli ammonimenti e le esortazioni di Di Maio appaiono come le grida di manzoniana memoria, fino allo stesso partito democratico dove emerge una area di dissenso verso lo stesso segretario del partito e si moltiplicano le riserve suo stesso governo.
Più spiegabile – e non potrebbe essere altrimenti – la strategia movimentista di Renzi che punta chiaratamene sul disegno di fare di Italia Viva il motore e il cuore di una nuova sinistra moderata e riformista capace di occupare anche spazi importanti al centro.
Sarà difficile uscire da questa situazione di stallo se non con un atto di coraggio che vada a recuperare in termini innovativi le risorse necessarie per le opere più importanti di risanamento idro-geologico a cominciare dall’urgenza del completamento del Mose, il sistema di dighe costato un occhio della testa e pensato per evitare un triste destino a Venezia, per finire nell’esecuzione di essenziali opere pubbliche e all’attuazione di politiche che sostengano al sistema delle imprese, garantendo l’occupazione e spezzando la spirale all’intollerabile sistema fiscale.
Obiettivi, questi che, per essere raggiunti richiederebbero l’abolizione di misure demagogiche promosse dal primo governo Conte a cominciare dal fallimentare reddito di cittadinanza.
Intanto, non si intravede una strategia credibile per salvare la nostra industria siderurgia finora molte chiacchere, mentre l’Ilva affonda.