Non ha futuro un Pase che non punta sui giovani, che ritarda il loro ingresso nel mondo del lavoro, che li sfrutta, li umilia con retribuzioni vergognose, non cura la loro formazione e discrimina pure tra donne e uomini.
Parole sacrosante, dunque, quelle del ministro Colao, che vengono da un pulpito autorevole.
Colao è un manager di grande prestigio internazionale, ha guidato aziende di prim’ordine e non è sospettabile di simpatie populistiche. Sa quello che dice. E gli imprenditori farebbero bene ad ascoltarlo e a seguire i suoi consigli.
I dati sono sconfortanti. In 10 anni oltre 1 milione di italiani, soprattutto giovani sono andati all’estero. Il saldo tra rimpatri ed espatri dei giovani è aumentato: 259.000 in meno, il 29% dei quali laureati. Le norme fiscali per favorire il rientro in Italia di lavoratori ci sono, ma tocca agli imprenditori servirsene. Devono assumere più giovani e pagarli meglio. Sappiamo bene che le prime retribuzioni dei giovani sono spesso offensive. I migliori laureati guadagnano in media anche il 90% in più all’estero.
Le donne sono penalizzate: a 5 anni dalla laurea guadagnano il 20% in meno dei colleghi maschi.
Se non si superano questi assurdi squilibri le imprese italiane perderanno le migliori energie e l’Italia si impoverirà sempre più.
“L’investimento per la formazione pro capite dei dipendenti in Italia è di poco superiore ai 611 euro l’anno. Negli Stati Uniti supera i 1.100 dollari.” ricorda Colao e aggiunge: “gli stipendi reali sono ancora troppo bassi. Proviamo a fare come i nostri partner europei, che li hanno aumentati: in Germania dell’11%, in Francia del 7%”.
Il messaggio è forte e chiaro. Gli imprenditori non facciano orecchie da mercante.
Fonte foto: innovazione.gov.it