L’indice di propensione al viaggio torna allo stesso livello pre-Covid e 23 milioni di italiani tra i 18 e i 74 anni sono intenzionati a partire nel periodo estivo, anche se in uno scenario caratterizzato da una instabilità economica dipesa dal conflitto in Ucraina.
Di questi 23 milioni solo 4 su 10 hanno già prenotato un viaggio, mentre per i restanti rimane per ora solo l’intenzione che probabilmente si tradurrà in prenotazione tardiva, se non addirittura “last minute”.
Lo dicono i risultati che emergono dall’Osservatorio Confturismo-Confcommercio nella rilevazione di fine aprile.
Da un lato, quindi, si assiste ad un vero e proprio nuovo stile di vacanza all’insegna della libertà di scelta e di cambiare idea, dall’altro, si avverte un segnale di forte cautela da parte della domanda, anche perché ben 6 italiani su 10 si dichiarano preoccupati per le conseguenze dell’inflazione e del caro energia. L’unica cosa certa è il danno per la programmazione dell’attività degli operatori.
In cima alla classifica delle preferenze di vacanza – secondo l’Osservatorio – c’è, come da tradizione, il mare, seguito dalla montagna e dall’esperienza culturale, in città e luoghi d’arte che includono i piccoli borghi. In aumento anche il “raggio degli spostamenti”, che di norma è indice di una maggiore propensione alla spesa: l’85% degli italiani sceglierà mete nazionali, in 6 casi su 10 al di fuori della propria regione, mentre il restante 15% programma un viaggio all’estero che, per più di due terzi, sarà in Europa. Per la vacanza principale, quella di 7 giorni o più a destinazione, gli intervistati dichiarano che spenderanno in media 1.080 euro, che si riducono a poco più di 600 euro per i break di durata inferiore, da 3 a 7 giorni. Torna anche una logica “non Covid” nella scelta delle strutture ricettive dove trascorrere le ferie, a dimostrazione del fatto che gli italiani sembrano essersi finalmente gettati alle spalle i timori per la pandemia.
Se ad aprile di un anno fa, per la vacanza estiva principale, il 34% degli intervistati optava per l’affitto di una casa, mentre il 26% sceglieva un albergo, oggi è l’esatto contrario: il 31% andrà in una struttura alberghiera e il 21% in case in affitto. Superato quindi il timore di trascorre molto tempo in un contesto frequentato da altre persone che non si conoscono – peraltro infondato vista l’efficacia dei protocolli di sicurezza sanitaria delle strutture – si riaffaccia l’attenzione per la comodità e il servizio, che in una struttura turistico ricettiva è di norma al centro dell’offerta. “Dopo due anni di profonda crisi, il turismo sta tornando ai livelli pre-Covid. Le prospettive per l’estate sono positive anche se guerra, inflazione e caro energia preoccupano ancora fortemente. Per questo, le nuove misure di sostegno sono fondamentali anche per le imprese del turismo che è il settore da cui davvero può ripartire tutto il nostro sistema economico”, commenta il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli.