Ancora tre giorni per definire l’ampiezza e il peso dei provvedimenti che il Governo adotterà in aiuto di famiglie e imprese. In più nel complesso gioco delle decisioni c’è l’autonomia energetica, i fondi per incentivare le rinnovabili, e i bonus per alcuni settori produttivi. Il Consiglio dei ministri slitterà a lunedì 2 maggio. La politica, inoltre, fa fatica a fare quadrato sui progetti, mentre divampa la polemiche sui salari tra Confindustria e il ministro del Lavoro, Orlando. In primo piano anche le preoccupazioni del ministro dell’Economia, Franco sulle crescenti difficoltà dell’Italia e parla di “rischi enormi”.
Le risorse da trovare
Le priorità sulle quali si intende operare sono tante, e le limature non bastano. Se ad esempio il premier Draghi e il ministro dell’Economia, Daniele Franco pensano a sei miliardi in aiuti per fronteggiare il caro gas e bollette, il leader del Pd, Enrico Letta propone quasi il triplo, un “intervento”, che definisce “choc, di almeno 15 miliardi per continuare le misure che attenuano i costi energetici”. L’obiettivo per il segretario Pd è intercettare gli extraprofitti accumulati dalle società che vengono energia.
“Sei miliardi ci sono già”, spiega Letta, “c’è un’altra parte che si può mettere in gioco lavorando sugli extraprofitti delle compagnie. E a questo si può aggiungere una parte di scostamento”. La proposta, tra l’altro di Letta, arriva dopo quella del leader leghista Matteo Salvini che chiede un maggiore e decido impegno sul fronte del caro bollette. L’unica idea che in fondo amalgama la maggioranza è l’ipotesi di una scostamento di bilancio, fare un po’ di debiti per coprire le richieste di intervento e aiuti che ogni giorno diventano più ampie. La posizione del premier è nota, niente scostamento, e soprattutto la nuova tranche di sostegni deve rimanere nel perimetro dei 6-7 miliardi. Una ragione c’è, dal momento che si attende di capire se ci sarà una “risposta Ue”, con un Recovery di guerra. Ma se dall’Europa non arriveranno novità, allora si cercherà un’altra via. Nonostante le prospettive economiche dell’Italia, che, secondo Fitch, si sono “significativamente deteriorate” con la guerra in Ucraina e l’aumento dell’incertezza sulla traiettoria di medio-termine del debito pubblico.
I nuovi sostegni
Dal Ministero dell’economia intanto emergono dettagli su ciò che sarà portato lunedì in Consiglio dei ministri. Ci sarà ancora una proroga del taglio delle accise sulla benzina, e un taglio di 30 centesimi sul prezzo di vendita del metano. Il prolungamento oltre il 30 giugno del termine per accedere al Superbonus per le villette. Mentre un miliardo andrà a ridurre l’impatto del caro materiali con la revisione dei prezzi per gli appalti, e a sostegno di quelle garanzie per la liquidità delle imprese. I passi da fare sono in ogni direzione per questo Palazzo Chigi definisce il lavoro “complesso”. Si era ipotizzato due decreti, con obiettivi diversi ossia gli aiuti alle famiglie e imprese ed un altro sul contenimento dei costi dell’energia. Ieri di è optato per un unico maxi decreto che dovrà contenere tutto.
Un solo maxi decreto
Gli scenari internazionali che impegnano il Governo sono legati al fattore tempo. Nel caso che scatterà l’embargo del gas e petrolio forniti dalla Russia, il decreto che si sta mettendo a punto prevede una semplificazione per le rinnovabili ma anche l’aumento di produzione degli impianti a carbone – mandati a regime a tempo determinato -. Per evitare la dipendenza energetica da Mosca, si accelera sui progetti di ricerca che vanno alla geotermia ai parchi eolici galleggianti, con lo sveltimento delle procedure ed iter autorizzativi. Accantonata, invece, l’ipotesi di nominare un commissario all’energia, richiesta presentata degli operatori nel campo delle rinnovabili. Il decreto dovrebbe prevedere anche aiuti agli enti locali per sostenere il caro bollette e nuovi fondi per l’accoglienza dei profughi ucraini.
Isee, no all’innalzamento
Il Governo secondo l’impegno preso da Draghi e Franco, continuerà a monitorare la situazione economica riservandosi di intervenire ancora a sostegno di famiglie e imprese. Ma nel frattempo ci sono anche alcuni “no” alle pressioni dei partiti. Ne è l’esempio la richiesta dell’innalzamento a 30 mila euro del tetto Isee per ottenere il bonus sociale. La risposta del Ministero dell’economia è stata nel merito dei numeri che diventerebbero impossibili da sostenere. La platea attuale degli aiuti di allargherebbe fino a un terzo delle famiglie, e “implicherebbe un onere molto elevato e di non facile copertura”, per lo Stato, come ha sottolineato alla Camera il ministro dell’Economia Daniele Franco. Gli interventi ci saranno ma saranno “mirati a sostegno delle fasce più deboli”.
Franco: rischi enormi
Ieri il Ministro dell’Economia ha illustrato le difficoltà dell’Italia al Forum Confcommercio-Ambrosetti, dove ha ricordato che, rispetto alla stima di crescita 2022 abbassata a circa il 3% nel Def, “Abbiamo vari indicatori ancora positivi sulla robustezza della nostra economico, turismo, trasporti, dati sulle aspettative di ripresa e il commercio internazionale. Tutto bene? no, è evidente che i rischi sono enormi”, ha sottolineato. Per Franco è necessario per difendere l’economia dall’impatto della guerra, occorreranno ulteriori interventi “anche ambiziosi” di politica economica sia dell’Italia che dell’Ue, che “deve adattarsi al mutare delle circostanze”. Infine il ministro dell’Economia ha osservato, “ci sono limiti a ciò che possiamo fare
aumentando il disavanzo, il sentiero è stretto”.
Salari, lite Orlando-Bonomi
La polemica dapprima passata come uno scambio di opinioni è stata un crescendo fino a divampare. Tra il ministro del lavoro Andrea Orlando e il leader di Confindustria Carlo Bonomi si è consumata una rottura polemica sul tema del cuneo fiscali e aumenti salariali. Confindustria ha puntualizzato le sue osservazioni negative sull’operato del Ministero. “Io non critico né governi né ministri”, ha osservato Bonomi: “non critico mai le persone, sto al merito dei provvedimenti. In questo caso i provvedimenti che ha fatto il ministro. Prima ha fatto passare in Consiglio dei ministri sul blocco dei licenziamenti una misura che Palazzo Chigi ha dovuto correggere poi ha annunciato la riforma degli ammortizzatori sociali e ancora non l’abbiamo vista, ora annuncia una bozza del decreto anti delocalizzazioni ma, a giudicare dal dibattito all’interno del Governo, evidentemente non è quella che andrà in Consiglio dei ministri. Questi sono fatti, non critiche alla persona”. Risentita e diretta la replica del Ministro Orlando che riporta sotto i riflettori il tema della mancata crescita dei salari. “Confindustria come al solito sembra volere incassare senza mai riconoscere e affrontare il tema dei salari fermi da 30 anni in Italia. È ridicolo. Ho proposto”, ricorda Orlando in una un’intervista al Manifesto, “un accordo il che presuppone appunto l’accordo tra le parti sociali, come si può parlare di ricatto. Quella di Confindustria è una reazione spropositata che sottovaluta il rischio sociale che può venirsi a creare nei prossimi mesi a causa della guerra in Ucraina e delle sue conseguenze economiche”.
“Da mesi si parla di un ‘patto’, il che significa dare e avere”, insiste Orlando, “Io credo che la cosa più urgente che un patto deve affrontare, assieme a quella energetica, sia la crisi salariale. Vedo che Confindustria insiste sulla produttività, ma l’unico modo di legarla agli aumenti salariali è riattivare la contrattazione tramite un nuovo accordo quadro con i sindacati”, conclude il ministro del lavoro, “Non tutti settori sono in difficoltà e i contratti non rinnovati spesso sono proprio in questi settori”.