In arrivo nuove norme per disciplinare chi può accedere e usare i dati generati dai cittadini europei in tutti i settori economici, una serie di prescrizioni che renderanno il mercato dei dati digitali verificabile in ogni momento da parte di cittadini, consumatori e piccole e medie imprese, togliendolo così dal controllo esclusivo dei giganti del web, veri e indiscussi dominus dell’uso delle informazioni degli utenti e sulle quali hanno costruito business e fortune.
L’annuncio della Commissione UE
Ad annunciarlo, lo scorso 23 febbraio, la Commissione europea, promotrice di una proposta che si pone, già nel preambolo, l’obiettivo di regolare chi possa usare e a quali condizioni le informazioni dei cittadini del Vecchio Continente. Nelle intenzioni di Bruxelles, infatti, le nuove regole contribuiranno a rendere l’ambiente digitale più equo, stimolando la nascita di un mercato dei dati competitivo, creando allo stesso tempo opportunità per l’innovazione basata sui dati e rendendo gli stessi dati accessibili per tutti.
“Vogliamo dare ai consumatori e alle imprese un controllo ancora maggiore su ciò che può essere fatto con i loro dati, chiarendo chi può accedere ai dati e a quali condizioni. È un principio digitale fondamentale che contribuirà a creare un’economia basata sui dati solida ed equa e guiderà la trasformazione digitale entro il 2030” ha dichiarato Margarethe Vestager, Vicepresidente esecutiva per un’Europa pronta per l’era digitale.
Il valore dei dati in Europa
Il volume dei dati, secondo i dati forniti dalla Commissione UE, è in costante crescita: se nel 2018 sono stati generati 33 zettabyte, per il 2025 sono previsti 175 zettabyte. Si tratta di un potenziale non sfruttato, l’80% dei dati industriali, infatti, non viene mai utilizzato. Per questo la proposta della Commissione affronta le questioni giuridiche, economiche e tecniche che portano al sottoutilizzo dei dati. Le nuove norme, secondo i calcoli della Commissione, condurranno ad una maggiore quantità di dati a diposizione per il riutilizzo, e dovrebbero creare 270 miliardi di euro di PIL aggiuntivo entro il 2028.
Con le nuove norme, a lungo invocate, si tenta anche di riequilibrare il potere negoziale delle piccole e medie aziende, prevenendo l’abuso di squilibri contrattuali nei contratti di condivisione dei dati. La legge sui dati proteggerà infatti le PMI dalle clausole contrattuali abusive imposte dalla parte con una posizione contrattuale significativamente più forte (tipicamente i big di Internet). La Commissione definirà inoltre un modello di clausole contrattuali per aiutare tali imprese a elaborare e negoziare contratti equi di condivisione dei dati. Giustizia sociale, dunque, anche nell’ambiente digitale.