L’alternativa c’è
Vento, elettricità e idrogeno
Accelerare la Transizione
Fare sistema nell’Italia divisa
Una pietra miliare
Il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti ne è convinto il parco eolico off shore di Renexia a Taranto “può rappresentare una pietra miliare e un motivo anche di emulazione per i tanti altri”, evidenzia Giorgetti, “che, finanziati magari con i contratti di sviluppo, con le iniziative che il Pnrr ha messo in campo, possono dare un contributo fattivo a quella che sarà in prospettiva la sovranità energetica del Paese che l’obiettivo che tutti quanti ci dobbiamo porre”. “Altre iniziative hanno avuto il via libera”, assicura Giorgetti, “e c’é un grande impulso da parte del Governo per questo tipo di iniziative”.
Nel labirinto delle autorizzazioni
Indicative le cifre rese note dal presidente di Acciaierie d’Italia, ex Ilva, Franco Bernabè, nel Paese ci sono “170 GW in attesa di autorizzazione alla costruzione, tre volte il fabbisogno italiano di energia. Idee e capitali per le energie rinnovabili ce ne sono”. “Oggi”, rivela Bernabè, “ridurre l’importazione di gas dalla Russia, intanto però abbiamo accumulato uno straordinario ritardo nelle rinnovabili. Francia e Spagna hanno fatto più di noi. La Francia ha fatto molto anche nel nucleare. Stessa situazione per l’Olanda. Noi, invece, siamo fanalino di coda insieme alla Germania. Da noi abbiamo un campione nelle rinnovabili come Enel, ma ha costruito dappertutto fuorché in Italia”.
Ambientalisti “Scusate il ritardo”
“14 anni di attesa sono un intervallo di tempo inaccettabile”, scandisce Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, “Per questo abbiamo fatto lo striscione ‘Scusate il ritardo’. Ma questo Paese deve chiedere scusa a chi vuole investire e contribuire alla transizione energetica. Bisogna dare corpo a queste cose”. Le contraddizioni sono ovunque, anche tra gli stessi ambientalisti come ha rivelato Ciafani, “i 14 anni impiegati prima di arrivare alla conclusione del progetto, sono frutto dei tanti no detti in questo territorio. La Sovrintendenza ha detto no, la Regione, gli enti locali, alcune sigle ambientaliste hanno detto no”. “Noi”, osserva Ciafani, “siamo stati una voce isolata.
Il partito del no è molto trasversale ed é ancora in visione se pensate a quello che sta succedendo per i parchi eolici al largo di Brindisi e del Salento e per quello che succederà per quello al largo di Barletta”. Per il numero 1 di Legambiente, bisogna “evitare che questo film diventi una telenovela”. Quindi “la Regione deve individuare le aree idonee dove fare gli impianti, evitando di dire che vanno fatti solo nelle zone ‘sfigate’, così come i Comuni devono evitare di dire di non farlo nel loro territorio ma in quello del Comune accanto”. Ciafani chiede inoltre un intervento del ministro Dario Franceschini contro quella che ha definito “l’ossessione delle Soprintendenze contro gli impianti eolici, ossessione che è ancora in atto”. Infine Ciafani si rivolge al suo stesso mondo ambientalista e chiede, “Coraggio, chiarezza e coerenza”.